Il kamikaze di cellophane di Ferdinando Salamino 

20.12.2022

Un uomo legato a un letto, imbavagliato e ferito, un altro armato di un vecchio rasoio da barbiere, pronto a compiere una vendetta efferata.
Cosa può trasformare un ragazzino mite e amante dei libri in uno spietato assassino?
Per scoprirlo, dobbiamo addentrarci nelle spire di una Milano "aliena e ostile" e incontrarvi il protagonista, Michele Sabella. Cresciuto accanto a una madre fragile e a un padre violento, Michele racconta in prima persona l'insorgere della psicosi e il conseguente ricovero nell'istituto psichiatrico che egli chiama Escape Room. Tra quelle mura si innamora di Elena, ventunenne anoressica, "la mia dea di ossa."
Quando, pochi giorni dopo la dimissione dall'istituto, la ragazza tenta il suicidio, Michele capisce che qualcun altro, qualcuno di insospettabile, la sta spingendo verso la morte, e decide di indagare. Guidato dai propri "demoni di cellophane", voci che gli affollano la mente suggerendogli intuizioni illogiche eppure quasi sempre esatte, Michele elude la coltre di silenzi e bugie che circonda la ragazza e giunge alla più disturbante delle verità. 

Il kamikaze di cellophane è un romanzo che mi ha fatto molto pensare. Michele Sabella è il protagonista, un ragazzino mite e amante dei libri che cresce cercando di attirare meno possibile l'attenzione del padre violento con a fianco una donna debole , la madre di Michele. Viene riconosciuto a Michele un disturbo psicologico e rinchiuso per circa tre anni in un istituto psichiatrico. All'interno della struttura conosce Elena, una ragazza anoressica che lo farà innamorare e per merito suo lui avrà un obbiettivo per cui combattere. La loro storia andrà avanti, dentro e fuori l'istituto, ma Elena tenta il suicidio e Michele decide di dare la caccia a colui che la sta facendo soffrire.

Questo noir psicologico si vive dagli occhi di Michele che racconta la vicenda e tutti i suoi sentimenti in prima persona. La parte del romanzo giallo, infatti, viene svelata piano piano proprio da Michele.

Qual è il confine fra quello che viene considerato "normale" e "malato"? Si è "normali" fino a che punto? E chi è "malato" può realmente guarire e affrontare una vita "normale"?

Leggendo il romanzo e vedendo i fatti narrati dagli occhi e dal cuore di Michele mi sono posta molte volte queste domande. Come si misura il confine fra questi due stati? 

Michele è un ragazzo cresciuto nella violenza, mai un abbraccio, una parola di conforto, un "bravo figlio mio", mai niente che potesse farlo sentire amato fino all'arrivo di Elena e credo che in questo si siano salvati a vicenda. Dopo queste pagine mi viene da pensare che il limite fra i due stati sia molto sottile. Chi non ha una mania, una fissa e in che modo queste cose non si accentuano? Se si riceve amore siamo capaci di donarlo, ma se si riceve odio o indifferenza si trasmette quelli fino a che l'amore non bussa alla porta.  Non è un percorso facile e credo che soprattutto ci voglia un ambiente attorno adatto a guidare nella difficile strada della vita.

La lettura mi ha preso velocemente e iniziato a conoscere Michele mi piangeva il cuore a saperlo costretto in una casa senza amore. A volte durante la lettura ho sentito lo stomaco stringersi mentre pregavo che arrivasse un personaggio che salvasse Michele e pensavo che fosse Elena. Lascio a voi trarre le vostre conclusioni dopo la lettura, ma attenti alle emozioni che saranno forti e travolgenti.


https://www.golemedizioni.it/prodotto/il-kamikaze-di-cellophane/

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