Winday di Daniela Stallo

02.11.2022

Taranto, giovedì santo, wind day. Il maestrale investe la fabbrica e sposta le polveri sottili. Lucrezia Saniva, fotografa per passione e commessa in una cartoleria per sbarcare il lunario, vive sola in una casa degli spiriti e dialoga col fantasma del commissario Maigret. A mezzanotte, prima della processione dell'Addolorata, un attentato all'Ilva ferma la città, i riti della Settimana Santa e colpisce alcuni membri della famiglia Volk, simbolo del gruppo siderurgico. Le indagini del dottor Iacovelli, col quale Lucrezia collabora, si indirizzano prima verso il gruppo che negli anni Settanta aveva fallito un attentato all'Italsider, poi verso esponenti di associazioni ambientaliste. Tra rigurgiti di terrorismo, un furto al Museo e un'antica narrazione collettiva, si snodano semplici storie personali sullo sfondo di una città complicata e bellissima. 

L'autrice Daniela Stallo è una giornalista che collabora con quotidiani locali e ora vive e lavora a Pisa, dove insegna. Ha pubblicato tre romanzi e in questo ci porta nella sua città di origine, Taranto.

La protagonista è Lucrezia Saniva, fotografa per passione che lavora in una cartoleria e vuole scrivere un libro.  Il romanzo si svolge nei giorni del wind day, è giovedì santo e tutti i tarantini sono in attesa della processione dell'Addolorata che si svolgerà a mezzanotte; da quella notte tutto cambia, la processione sarà fermata perché avviene un attentato all'Ilva e vengono colpiti alcuni membri della famiglia Volk che sono a capo del colosso industriale, ci sarà un furto al museo e la gente rimarrà sconvolta da questi eventi. Lucrezia Saniva aiuta il dottor Iacovelli nelle indagini, ma non è sola perché dialoga spesso col fantasma del commissario Maigret.

Come si sa e come precisa l'autrice all'inizio del romanzo, non tutti i fatti sono veri, tantomeno le persone. L'autrice ha costruito una trama per raccontare le emozioni e la paura vissuta dalla sua città, e di certo anche da lei, per le vicende che ruotano dietro al colosso dell'Ilva. Nel romanzo ci sono molte descrizioni, molto scrupolose degli animi e dei pensieri dei personaggi. Lucrezia descrive tutto dai suoi occhi e confidandosi e confrontandosi sempre col fantasma di Maigret come per riordinare le idee e trovare, se ci sono, gli errori dei ragionamenti. Da una parte questo colloquio fisso dona un senso di romanzo fantasy, ma pensandoci bene risulta più come una denuncia, ulteriore, per i fatti accaduti e per gli occhi di tanti che potevano evitare morti inutili di persone che cercavano di andare avanti, lavorando e soffrendo, sperando che il tempo riuscisse a migliorare la vita almeno dei loro cari. 

Il racconto degli eventi si segue bene, la lettura scorre e alcune parti sono toccanti. L'autrice inserisce anche le descrizioni della città, fa subito presente che non ha seguito i veri nomi delle strade e questo non cambia niente, a mio avviso, per chi legge; Sembra che non provi amore per la sua città, spesso racconta di persone che vogliono scappare, quella non è una città dove si possa vivere, ma secondo me il vero messaggio è che quella è una città che grida la sua voglia di essere salvata dalla cattiveria e dall'arrivismo, perché la città vuole vivere e le persone vogliono sentire il profumo del mare che entra nelle narici, il suo sbattere sugli scogli, vedere i pesci nuotare e non l'industria che vive e cresce al di sopra della gente.


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