Faccia a Faccia con Agnese Messina

· Come hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?
Ho sempre scritto, da piccola. Era una cosa naturale, non dovevo decidere di farlo, accadeva e basta. La prima volta che ho valutato l'idea di scrivere un romanzo avevo 11 anni. Ero una ragazzina con una fantasia molto (troppo?) spiccata, spesso la mattina raccontavo i miei elaboratissimi sogni a mia madre. Un giorno mi disse "dovresti scriverne un libro!". E da lì mi son detta... perché no?
· Che tipo di scrittore sei? Organizzi il lavoro prima di metterti a scrivere o segui l'ispirazione? Parlaci di come procedi durante la stesura di un romanzo.
Sono uno scrittore disastro. Dico sempre di dover organizzare tutto, ma non lo faccio mai. Le mie trame nascono in brevissimo tempo. L'idea nasce così, all'improvviso, e in poche ore non mi da tregua finché non le do una forma. In genere entro due o tre ore ho l'intera ossatura del romanzo. A quel punto butto giù tutto in un file e lo lascio lì per qualche giorno. In genere il resto viene da sé... mentre scrivo una scena, la penna va in modo autonomo e, soprattutto, i personaggi si svelano man mano. Mi rivelano dettagli, fanno quello che gli pare, nonostante le mie idee iniziali. E io li seguo, li assecondo. Alla fine la storia è loro, che posso farci?
· Cos'hai provato la prima volta che hai tenuto in mano il tuo romanzo? Com'è stato vederlo sugli scaffali delle librerie o scoprire che qualcuno lo stava leggendo?
L'emozione più grande è stata essere contatta da sconosciuti che avevano letto il mio romanzo. Non mi importa di vendere milioni di copie, alla fine. Se qualcuno si prende la briga di scrivere per comunicarmi le proprie emozioni, significa che ho non è rimasto indifferente. E l'idea di aver fatto una minima breccia nella quotidianità di qualcuno con i propri personaggi è l'emozione più grande che uno scrittore possa provare.
· Prima di essere uno scrittore, sei un lettore appassionato? Qual è stato il tuo primo libro? Qual è il tuo autore preferito? Qual è il tuo genere preferito?
Sono una lettrice strana. Ho iniziato a leggere da piccolissima, davvero troppo, forse. Mio padre è un appassionato di Dante, Kafka e Pirandello, mi ha letteralmente insegnato a leggere sui loro libri. Questo chiaramente mi ha dato un imprinting molto "forte", per anni non sono riuscita a leggere altro al di fuori dei classici. Solo adesso ho imparato ad apprezzare anche autori moderni, tra cui alcuni esordienti. Non ho un genere preferito, diciamo che leggo quasi tutti al di fuori dei fantasy e dell'erotico, ma per puro gusto personale. Libro preferito? Impossibile dare una risposta! Ho diversi libri che hanno un significato speciale per me.
· Hai qualche rito particolare che segui prima e durante la scrittura? Hai un posto dove preferisci scrivere? Le tue sessioni di scrittura hanno una colonna sonora oppure hai bisogno di assoluto silenzio per concentrarti?
Magari potessi permettermi tutto ciò! Ho una vita particolarmente incasinata... studio medicina, lavoro, ho due figli di cui un piccoletto di poco più di un anno. Ho dovuto imparare a scrivere ovunque, in qualsiasi ritaglio di tempo. Grazie al consiglio di un'amica ho scoperto la scrittura al cellulare, il che mi permette di scrivere a lezione, in attesa dal pediatra, mentre allatto mio figlio... ogni momento è buono!
· A quale dei tuoi personaggi sei più legato e perché?
Domanda difficile, molto difficile! I miei personaggi sono tutti abbastanza matti per essere amati e odiati da me! Forse se devo scegliere qualcuno direi: June, la protagonista di mai stati al mondo. Non perché sia la mia "preferita", ma perché è la più difficile. Quella che fino a oggi mi ha mostrato meno, mi ha fatto faticare tantissimo per mostrarmi qualcosa di sé. È la più riservata, la più timida, quella che fa vedere una facciata ma nasconde un universo. È un po' come quel figlio che ti fa penare e che, per questo, hai il dovere di amare di più.
· Tre curiosità su di te come scrittore. Raccontaci
Bene bene, non è semplice pensare a sé stessi in questi termini. Dico sempre che i miei personaggi sono molto più interessanti di me.
Se devo trovare qualcosa di curioso sul mio conto, direi:
- In ciò che scrivo spesso compaiono date e nomi che hanno un'importanza nella mia vita. La cosa curiosa è che, spesso, prendono in significato solo dopo che le ho scritte.
- I miei personaggi mi bullizzano. Soprattutto alcuni, mi portano a fare e dire cose che non direi e farei mai! È come se mi trascinassero dai capelli per dirmi: guarda cosa si prova ad essere me!
- Ho studi lontanissimi dal campo letterario. Vengo da un tecnico aeronautico, mi sono laureata in biologia e adesso studio medicina. Sono una pessima "tecnica" della lingua italiana, non sempre so dare una risposta al "perché si scrive così e non in un altro modo". E sono anche dislessica, quindi faccio una fatica immonda nel beccare i refusi. Siano santificati i correttori di bozze!
Le domande dei lettori
1. Qual è il tuo genere narrativo preferito?
Non ho un genere preferito, non netto, almeno. Leggo gialli, narrativa generale, paranormale... Tanti classici. Non amo il fantasy (tranne qualche eccezione) e non riesco a leggere erotici
2. Qualcosa che, guardando indietro, non rifaresti? Come autrice, ovvio.
I primi contatti con editori a pagamento, quando ero ancora una pischella! E qualche treno perso, per inesperienza.
3. Quale romanzo altrui , se dovessi scegliere, vorresti aver scritto?
Una marea di classici. Uno per tutti, Anna Karenina. Se devo andare sui moderni, devo dire che un romanzo che avrei voluto scrivere io è tutta la seria di DeGiovanni sul commissario Ricciardi. Adoro il personaggio, la vena paranormale, il periodo storico... Tutto
4. Che ne pensi delle presentazioni dei libri? Ti piace farle dal vivo?
Punto dolente. Mi piacciono, e anche molto. Trovo emozionante parlare dei miei libri, interagire con i lettori ecc... Il problema è che (leggi sopra: ansia. Ndr) non riesco a organizzarle ho sempre paura che non venga nessuno, o che non riesca a radunare un numero congruo di persone ecc. Non sono brava nel "chiedere" agli altri di partecipare.
5. Quanto è difficile inserire in un libro argomenti molto conosciuti (esempio pratico: anatomia umana), che fanno parte dei propri studi o della propria professione, cercando di renderli agevoli e comprensibili a un lettore che invece non li mastica quotidianamente?
Hai centrato un punto nevralgico (dicevamo? ).Difficile? Sì, tanto. Facendo poca vita sociale, sono circondata soprattutto da colleghi. Di conseguenza rischio di dare per scontate cose che magari, invece, non lo sono. Mi interrogo spesso su "ma questo sarà abbastanza chiaro?" e cerco di chiedere pareri terzi! Non per niente mi affido a beta Reader di fiducia.
6. Come hai iniziato a scrivere?
Ho iniziato da piccola (risposta standard, lo so ) ma, sopratutto, ho iniziato per evitare di essere punita per le bugie che inventavo. Ero la classica bambina pallonara che tornava a casa e raccontava alla mamma che a scuola era successo chissà quale evento fantastico. E pretendevo di essere creduta. Ovviamente mia madre non apprezzava la mia fantasia, in questi termini... Così, mi son detta: invece di dire che questa storia è successa al compagnetto tal de tali, perché non lo faccio accadere in una storia, a un vero personaggio? E mi son messa a scrivere.
7. Come ti sei sentita quando hanno pubblicato il tuo primo libro?
Ho avuto diverse peripezie prima di arrivare a questa pubblicazione. Però il giorno in cui ho ricevuto le prime copie a casa, non lo dimenticherò mai ho pensato "caspita, ce l'ho fatta. June, adesso sei nel mondo".
8. Quanti libri hai scritto e a quale sei più affezionata?
Scritti: tanti. Diciamo che siamo a quota cinque al momento. Pubblicati, solo due. E nutro per ognuno di loro un sentimento diverso, come per i figli! Perché ogni libro che ho scritto è un mondo a sé, odora di un periodo diverso della mia vita, parla di storie tra loro molto diverse, che mi hanno fatta penare (tutte) ma a modo loro.
9. Quanto c'è di te in ciò che scrivi?
Meno di quanto si creda! In realtà è ciò che scrivo che finisce per diventare parte di me.
10. Quali circostanze ti fanno venire l'ansia? Si riflette nei personaggi dei tuoi libri?
A me come persona? Oddio... Tante! Tutte quelle i cui devo mettermi alla prova, o non ho il controllo della situazione. Quindi i giudizi, le attese... Tutto, insomma I miei personaggi? No, devo dire che nessuno di loro ha grosse problematiche di ansia! Beati loro.
11. Quando preferisci scrivere?
Io se potessi scriverei sempre! Ma la risposta è: basta che non c'è nessuno che rompe, va bene tutto.
12. Hai dei progetti futuri?
Troppi! Due romanzi pronti che cercano casa, Nora in betaggio, e altri due da scrivere! Tra cui il seguito di "mai stati al mondo".
13. Se volessi riscrivere a modo tuo uno dei classici, quale sceglieresti? Te lo chiedo perché io, anni fa, trasformai la storia di Paolo e Francesca in un giallo.
Ma che idea bellissima! Beh, oddio, forse il ritratto di Dorian Gray. Da un punto di vista esterno, magari di Basil, o di un ispettore che indaga su di lui!
14. Al di là della pura passione per il genere, perché si decide di scrivere gialli?
Io ho iniziato a scrivere gialli per poter dare voce a una professione ancora ignorata qui in Italia: l'entomologia forense. Stavo seguendo un master quando mi è balenata l'idea! "e se scrivessi un romanzo? Sarebbe l'unico modo per dare a questa poveretta della mia protagonista un po' di luce".
15. Scrivi solo gialli o anche altri generi?
Scrivo anche altri generi... E soprattutto altri "non generi". Nel senso che ho il vizio di scrivere storie che è difficile incasellare in un solo genere. Ho uno storico-paranormale di formazione, un medical drama un po' thriller...
16. Pare che il numero di donne gialliste stia superando quello degli uomini. Io mi sono fatta un'idea del perché. Tu che ne pensi?
Non ci ho ai riflettuto sopra! Potrei dire che noi donne abbiamo quel fiuto sottile per le bugie, per le false piste, che ci rende brave gialliste.
17. Hai mai scritto a quattro mani? Se la risposta è sì: come ti sei trovata? Se la risposta è no: ti piacerebbe provare?
Io ho provato, tanti anni fa. Anche se era per un gioco ed è finita a tarallucci e vino. Però ci siamo ritrovati a scrivere in chat, utilizzando un codice particolare quando dovevamo fare commenti fuori dalla storia. Una sera abbiamo fatto le tre di notte. È stato divertente.

Trama:
A San Ferdinando, un paesino tra le montagne del Sud Italia, June McFlynn non è mai passata inosservata. Un po' per le origini statunitensi, un po' per la sua professione: appassionata di entomologia, sogna di mettere a frutto la specializzazione conseguita negli USA come scienziata forense. La piccola dimensione del commissariato in cui presta servizio, tuttavia, è avara di soddisfazioni. Il borioso e misogino ispettore Dario Greco non l'ha presa in simpatia e ostacola il suo inserimento nell'ambiente lavorativo. L'occasione di farsi valere, per June, arriva quando a San Ferdinando scompare il diciassettenne Giovanni Contardo, figlio di un pregiudicato. Molte ipotesi, poche prove: le cattive frequentazioni del ragazzo, vecchi rancori e il professor Aschemoni, con le sue inquietanti attenzioni. La giovane entomologa, grazie alle proprie conoscenze, nota però un dettaglio in apparenza insignificante, durante un sopralluogo.
Niente corpo, niente crimine. Uno spietato assassino è sicuro di sfuggire alla legge ma June, giovane entomologa forense, è in grado di interrogare degli insoliti testimoni: le minuscole larve responsabili dei processi di decomposizione, che le racconteranno la verità
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