Racconti

Biografia di  Paolo Romboni

Classe 1966, Viareggino di nascita Pistoiese d'adozione. Ha collaborato a diverse Antologie.

Per citarne alcune: Biblioteche in giallo (Del Bucchia Editore) Menù in giallo, Crimini tra i libri, Trame di palazzo, Porrettana in giallo, Contorni e dintorni (Edizioni Atelier) Firenze in giallo, Pistoia in giallo, Nelle fauci del mostro (Felici Editore) Giallolatino X, Giallolatino XI (Editrice Ego) Nero Urlante (Polistampa Mauro Pagliai Editore) Racconti toscani II (Historica Edizioni)

Le province in giallo (Effigi editore) Tredici storie maledette (Marco del Bucchia editore)

Terzo classificato al concorso "Serravalle Noir" 2015 Premio speciale di poesia al Premio Bancarella di Pistoia

Ama il cinema, i fumetti, la musica e libri gialli ed horror.

"Scrivo perché mi piace inventare storie, con la speranza di regalare a chi le legge, attimi di piacevole evasione."

L'investigatore privato 

Entro nel Pub stanco e assetato. Nel locale le solite facce, appannate dal fumo delle sigarette. Mi siedo al bancone. Davanti a me noccioline e un calice con qualche oliva raggrinzita. Faccio un cenno a Brandon che mi versa la solita bionda. Non c'è niente di meglio di una pinta di birra spumeggiante quando sei assetato. Tengo, per qualche istante, il boccale alzato davanti ai miei occhi e ne ammiro le bollicine, che dal fondo risalgono fino alla schiuma. Bianca, morbida. Ne butto giù un sorso ed il sapore del sangue ne altera il gusto. Quel bastardo aveva un bel gancio, ho ancora la mascella intorpidita dal dolore. Comunque ho portato a termine il mio lavoro. Fare l'investigatore privato rende bene, anche se alle volte è un po' dura. E' un lavoro sporco, ma qualcuno dovrà pur farlo. Quel tipo comunque ha avuto ciò che si meritava. Gli sono stato alle calcagna per intere settimane ed alla fine ho scoperto tutto. Sono riuscito ad avere molte registrazioni delle conversazioni con la sua amante e di come volessero far apparire l'omicidio della moglie, un semplice incidente manomettendo i freni della macchina. Anche se ci ho guadagnato qualche livido, quando mi hanno scoperto che li spiavo, per loro era troppo tardi. Avevo ormai messo il più delle prove in una cassetta di sicurezza. Comunque lui non è messo meglio di me, mi so difendere ancora bene e l'ho atterrato con un bel destro allo stomaco. Ho già dato le prove al mio amico, L'Ispettore Daniel Dog della Polizia di Los Angeles. Ed ho anche già riscosso la parcella dalla moglie del bastardo. Adesso finisco di sorseggiarmi questa splendida birra e me ne vado a casa a farmi una doccia. Vediamo se mi tolgo di dosso anche un po' dello sporco di questa squallida città. Vedo la mia faccia riflessa tra le bottiglie del bar e non mi piace per niente. Questo lavoro ti divora da dentro. Vedi le peggio cose che l'essere umano è capace di fare ed è strano perché ogni volta mi stupisco di nuovo. Ogni volta che penso di aver visto tutto il peggio. Ma il peggio è come un pozzo senza fine, un pozzo nero che ti inghiotte per intero e ti risputa a pezzi. Smetti di pensare Jack. Smetti adesso. Le noccioline mi tentano, ma chissà quante dita hanno rufolato li dentro. L'ultimo sorso e si va. " Se me ne offri una anche a me, magari possiamo scambiare quattro chiacchiere." Quella voce calda, morbida, in un attimo mi fa dimenticare tutto. Non mi ero accorto che accanto a me si era seduta una bionda tutta curve, strizzata in un completino di pelle nera. La guardo e faccio un cenno a Brendon. Due pinte questa volta. Bé, magari la doccia può aspettare. 

La birra rivelatrice

Il Maresciallo Santachiara si accese l'ennesimo sigaro, e annebbiato dal fumo denso, aprì la busta rovesciandone il contenuto sulla scrivania. Sparpagliò le foto a casaccio, rigirando quelle sottosopra così velocemente da non accorgersi di aver urtato il posacenere colmo di mozziconi, che dopo una veloce ma breve corsa, si ritrovò in bilico, affacciato nel vuoto, sul limite di un angolo della scrivania. Tre gioiellerie rapinate nel giro di pochi mesi e tutte situate nella provincia di Pistoia. Era così agitato, proprio non gli andava giù di non riuscire ad acciuffare quel delinquente. Era sicuro che si trattasse della stessa persona perché il modus operandi era sempre lo stesso: viso coperto, pistola in pugno, arraffava quello che poteva e si volatilizzava in un batter di ciglio. E così era stato anche con quell'ultima rapina alla gioielleria Licalzi. Purtroppo i proprietari, avendo aperto da poco il negozio, non avevano ancora installato le telecamere di sicurezza, e in più non avevano neanche saputo dare alcuna indicazione per acciuffare il ladro, che, con il viso coperto da una maschera di gomma dalle sembianze di Berlusconi, era stato velocissimo nel farsi dare l'incasso assieme a parecchi gioielli di valore. Le foto erano state scattate da un ragazzo mentre ritraeva la sua ragazza davanti alla gioielleria. I due, appresa la notizia dai giornali, si erano accorti di aver fatto quelle foto proprio mentre avveniva la rapina. In tutte, naturalmente, veniva ritratta la ragazza in varie pose. In alcune, sullo sfondo, si poteva vedere una figura scura con in mano una pistola. Ma più Santachiara cercava di trovarvi un indizio e più non riusciva a cavarne un ragno dal buco. Scoraggiato si alzò e andò ad aprire il piccolo frigo accanto allo schedario. Tirò fuori una bottiglia di birra rossa ghiacciata e tornò a sedere alla scrivania. Da un cassetto prese il suo personale boccale, regalatogli da un suo caro amico comprato in Germania in un negozio specializzato, aprì la bottiglia e tenendo inclinato il boccale versò lentamente la birra, evitando di fare troppa schiuma. La sorseggiò assaporandone il gusto forte e vivace. Dopo averla bevuta fino all'ultimo goccio, appoggiò maldestramente il boccale umido su una delle foto. Si alzò in piedi di scatto intenzionato a toglierlo per evitare che la foto si bagnasse, ma ritrasse subito la mano, catturato da un particolare curioso sul fondo. Il vetro spesso, in una sorta di lente, metteva in evidenza la mano che impugnava la pistola.
Guardò meglio. Non c'erano dubbi, sul dorso della mano si poteva intravedere un piccolo tatuaggio raffigurante un quadrifoglio. Santachiara conosceva bene quel tatuaggio. E pensare che il Cianni, detto Catena, se lo era fatto fare,appena uscito di galera con la condizionale, proprio perché gli portasse fortuna. "Bene qui ci vuole un'altra birra per festeggiare. Ho sempre pensato che una bella birra ghiacciata fosse un bel toccasana contro il bollore estivo, ma che addirittura mi avrebbe aiutato a risolvere un caso, questo non me lo sarei mai immaginato." .


                                                                      L'ultimo respiro.

Martin me lo aveva ripetuto più volte di lasciar perdere, ma io niente, la solita testa dura, e adesso mi ritrovavo in un bel casino. Tutto era cominciato con una telefonata. " Sonny è una questione di vita o di morte, se non vieni sono fottuto." Stan si era cacciato in un bel guaio: aveva pestato i piedi a chi non avrebbe dovuto e adesso stava per pagarne le conseguenze. Al telefono mi aveva pregato di raggiungerlo al più presto a casa sua, perché si era accorto di essere stato seguito, in quel momento mi trovavo in ufficio con Martin. Avevo lasciato il telefono in viva voce, l'unica cosa che Martin si limitò di fare, prima che mi precipitassi fuori dalla stanza, fu scuotere la testa con gli occhi bassi in segno di rassegnazione. Arrivai vicino alla casa di Stan in pochi minuti, parcheggiai un isolato prima, per non dare nell'occhio e raggiunsi il terrazzo che dava sul retro del palazzo dalla scala antincendio. Sbirciai attraverso la porta a vetri che dava sul cucinotto, dove la luce era spenta, e notai che una luce fioca proveniva da poco più avanti. Sfilai la pistola dalla fodera sotto la giacca e lentamente forzai la maniglia della porta, che si aprì con un piccolo scatto quasi impercettibile. Entrai dirigendomi verso la luce e cercando di non fare il benché minimo rumore, guadagnai qualche metro, quel tanto che bastava per ritrovarmi sulla porta aperta del salotto. Accanto ad una lampada rovesciata, disteso sul tappeto zuppo di sangue, il corpo agonizzante di Stan con gli occhi fissi verso il soffitto e un grosso foro zampillante alla tempia. Purtroppo il suo carnefice era stato più silenzioso di me, e in una frazione di secondo mi ritrovai con la canna della sua pistola alla tempia. " Un solo movimento e sei morto. Molla la pistola e non provare a voltarti. Il metallo che preme sulla tua pelle è quello di un silenziatore, e come puoi sentire è ancora caldo. Stan avrebbe fatto meglio a non immischiarsi negli affari del mio capo. E poi, mi domando, perché coinvolgere gli amici. Sono desolato, ma non posso lasciarti andare." Eh si, adesso mi ritrovavo proprio in un bel casino. Sentii la pistola scivolarmi lentamente dalla mano, e il tonfo sordo che provocò raggiungendo il tappeto. Per me era finita, da li a poco avrei fatto compagnia a Stan. Inspirai tutta l'aria possibile assaporandola come mai avevo fatto prima, convinto che sarebbe stata l'ultima volta che lo facevo. Assaporai l'odore pungente e oleoso di pesce fritto come fosse il profumo più buono al mondo, e lo trattenni nelle narici il più possibile gonfiando i polmoni più che potevo. Socchiusi gli occhi e aspettai. Un attimo e sarebbe tutto finito. La pallottola avrebbe compiuto il suo dovere spappolandomi il cervello. Un intenso ma breve dolore e tutto si sarebbe fatto buio. Aspettai. Il colpo fu assordante. Schizzi di sangue caldo mi ricoprirono il volto e mentre gli occhi si riaprivano vidi piccoli pezzi di materia cerebrale schizzare veloci ad imbrattare il muro bianco alla mia sinistra. Ma il dolore? Niente dolore lancinante alla tempia, ma il suono della voce di Martin che mi chiamava. Mi girai lentamente e sulla porta a vetri della cucina c'era lui, con la pistola ancora puntata nella mia direzione. Sentii il corpo del Killer senza vita cadermi sui piedi, accompagnato dal rumore metallico della sua pistola. Cosa strana per un poliziotto come me, con tanti anni di carriera alle spalle, non accorgersi di essere seguito, ma sono decisamente contento che Martin lo abbia fatto.     

Biografia di Macella Nardi

Marcella Nardi nasce nel ridente borgo Medievale di Castelfranco Veneto. Si laurea in Informatica, campo in cui lavora per ventidue anni, tra Segrate e Milano. Nel 2008 si trasferisce a Seattle, USA, dedicandosi all'insegnamento dell'italiano, alle traduzioni tecniche e alla scrittura di romanzi. Molte sono le sue passioni: la Storia antica e medievale, la fotografia, i viaggi, la lettura, il modellismo storico e, soprattutto, una grande fantasia nella stesura di romanzi. Come amante di "gialli" e di Medioevo, Marcella si è classificata al terzo posto, nel 2011, al concorso "Philobiblon - Premio letterario Italia Medievale" con uno dei sei racconti che hanno dato vita al suo primo libro, un'antologia, dal titolo di "Grata Aura & altri gialli medievali", la cui prima edizione si chiamava "Medioevo in Giallo".

Nel dicembre 2014 ha vinto il Primo Premio al concorso "Italia Mia", indetto dalla Associazione Nazionale del Libro, Scienza e Ricerca, con un racconto ambientato a Gradara.

Continua a scrivere e dal 2013 ha al suo attivo oltre 15 pubblicazioni. Ha creato una serie poliziesca di sei romanzi (Le indagini del commissario Marcella Randi), in cui la detective è proprio lei: quasi lo stesso nome e con le sue stesse caratteristiche, fisiche e caratteriali. Ha anche creato una nuova serie di genere legal thriller, ambientato a Seattle, USA. I titoli di questa collana sono: "Morte all'Ombra dello Space Needle" e "L'architetto dei Labirinti" (Le indagini dell'avvocato Joe Spark).

Marcella Nardi ha anche scritto un romanzo mystery/storico dal titolo "Joshua e la Confraternita dell'Arca", un paranormale, un romance/erotico e alcuni racconti. Ultimo lavoro "Virus - Nemico Invisibile", Thriller & Suspense.

È nata, parallelamente alla serie di Joe Spark, una nuova serie poliziesca che si ambienta a Roma e che ha come detective una ex poliziotta, ora in pensione, dal nome Lynda Brown. Lynda è americana e venti anni [rima si era trasferita a Roma, dando un taglio netto alla sua vita. Il primo romanzo della serie si chiama "Sarai Solo Mia", un thriller ad alta tensione.

Il suo sito web ufficiale è: ___Marcella Nardi__ – Official website – Il mio sito ufficile

La sua pagina autore su Amazon è: https://www.amazon.it/l/B01AOABPVS?_encoding=UTF8&redirectedFromKindleDbs=true&ref_=dp_byline_cont_ebooks_1&rfkd=1&shoppingPortalEnabled=true

La sua bacheca Facebook è: https://www.facebook.com/Marcella.nardi.5 

Il suo gruppo Facebook di Cultura e Libri: https://www.facebook.com/groups/marcella.nardi.scrittrice/



Panettone al...

Qualcosa non torna!

È Natale ed è il nostro anniversario di matrimonio. Elisa non è ancora rientrata dal turno in ospedale e gli amici non sono arrivati.

Strano...

Mi agito sulla poltrona facendo zapping tra i canali. Ovunque ci sono Babbi Natale, renne e film strappalacrime.

A Natale tutti si sentono più buoni, io no! La bontà non mi si addice.

Mi sposai il giorno di Natale e da quel momento non ho pace. Alzo la cornetta e chiamo il reparto di Elisa.

«Pronto, chi parla? Perché questo silenzio per la terza volta? È un ospedale questo ed è pure Natale. Un po' di rispetto per chi soffre, per favore».

«Sono Aldo Giordani, il marito di Elisa Ronchi. Non mi sentite? È la terza volta che chiamo!»

Click. Conversazione terminata.

Eppure io li sentivo bene. Forse a Natale le linee telefoniche fanno scherzi.

Guardo l'orologio a muro. Ancora nessuno.

Mi accorgo di non esser pronto. Strano anche questo!

Entro in camera e mi sento raggelare.

Un altro me stesso è disteso sul letto. Sul corpo senza vita, un bigliettino di auguri.

Lo apro e leggo ad alta voce.

Tesoro, buon Natale e felice Anniversario.

Spero ti siano piaciuti il panettone e il regalino. L'ho fatto con le mie mani.

Ci rivedremo a Natale, fra mille anni... all'Inferno!

All'Inferno? Allora quello sul letto non è un manichino!

Accuso vertigini e nausea.

Entro in bagno e istintivamente guardo nel cestino dei rifiuti: una piccola scatola con una chiara etichetta. Sono un chimico di professione. Non ci posso credere!

Poi vedo un foglio accartocciato. Lo apro. C'è una lista di Paesi dove è facile scomparire al caldo sole tropicale.

Nel giorno di Natale di sei anni fa, misi il mio regalo di nozze nel centro del panettone: un anello con brillanti.

Ora, come allora, il suo regalo è nel panettone. Ho capito tutto.

Sono morto.

Panettone al cianuro!

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