Faccia a Faccia con Davide Pappalardo

14.03.2023

· Come hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?

Ho cominciato a fare sul serio nel 2013 quando mi sono trasferito a Bologna, dopo molte letture e tentativi di scrittura andati a vuoto. Qui ho trovato un fermento culturale favorevole, una mia tranquillità lavorativa, ho cominciato a frequentare dei corsi di scrittura e in seguito a pubblicare.

· Cos'hai provato la prima volta che hai tenuto in mano il tuo romanzo? Com'è stato vederlo sugli scaffali delle librerie o scoprire che qualcuno lo stava leggendo?

Un libro è come un figlio, forse. In ogni caso è una tua creazione. Vederlo fisicamente e poi trovarlo in libreria e ancora conoscere nuovi lettori sono tutte esperienze indimenticabili, roba che ti rimane impressa sulla pelle e nel cuore.

· Che tipo di scrittore sei? Organizzi il lavoro prima di metterti a scrivere o segui l'ispirazione? Parlaci di come procedi durante la stesura di un romanzo.

Sono un tipo maledettamente disordinato ma possiedo un certo ordine mentale. Scrivo dove capita. "Pizzini" e appunti ovunque, scontrini, depliant pubblicitari, cartacce. E anche come tempistiche di lavoro sono così. Ci sono giorni che vengo rapito dalla furia della scrittura e poi possono anche passare dei mesi senza che scriva un rigo, ma il mio cervello è lo stesso concentrato su quanto sto scrivendo e capta situazioni da poter ribaltare nel romanzo, studia i personaggi, lascia sedimentare. Quando i tempi di maturazione sono arrivati al punto giusto, mi rimbocco le maniche e mi siedo di nuovo di fronte alla tastiera del computer.

· Hai realizzato i tuoi sogni da bambino? Era già in programma di diventare uno scrittore o non ci avevi mai pensato da piccolo? Riesci a scrivere a tempo pieno o devi dividerti con altre attività remunerate?

Qualche anno fa, mentre stavo per rientrare a Bologna dalla Sicilia, trovo in valigia un vecchio quaderno dalle pagine ingiallite e i bordi laceri. Do un'occhiata e sto per buttarlo via, quando vengo fermato da mia mamma. Il quaderno contiene un racconto ambientato nei "bassifondi" di S. Venerina, paese etneo in cui ho vissuto i primi anni della mia vita. Si tratta della mia prima "opera letteraria", scritta a 12 anni nel 1988, una storia che vede come protagonisti tre giovani investigatori alle prese con un mistero.

Colpi di scena, l'ambiente che mi circonda (parlo di mafia), un po' di presunzione (sono io a risolvere il caso comportandomi come Topolino con Pippo con gli altri investigatori, rappresentati da compagni di classe): sono questi alcuni degli elementi di base del mio racconto. In un certo senso quindi ho coronato i miei sogni da bambino.

Non riesco però a scrivere a tempo pieno e per fortuna ho un impiego che mi permette di vivere.

· Esiste un personaggio di un romanzo che avresti voluto creare tu? Quale?

Philip Marlowe di Raymond Chandler, solitario, integerrimo, malinconico, struggente e indimenticabile.

· Nei tuoi romanzi ci sono messaggi che vuoi trasmettere al lettore? Se sì, quali? Ci sono argomenti che non tratteresti mai nei tuoi romanzi? Quali e perché?

Per scrivere ci vuole una motivazione. Scrivi perché hai questa necessità, perché hai una storia da raccontare, perché vuoi far colpo su qualcuno, perché vuoi annientare, su carta, qualcuno. Addirittura puoi scrivere perché pensi che la scrittura sia una terapia.

Attenzione però. Non si scrive per quest'ultimo motivo o almeno non solo per questo. E poi come direbbero gli indiani c'è medicina e medicina e questa può essere "cattiva medicina" se non usata con prudenza. Perché potresti anche ferirti facendo emergere parti di te nascoste.

Comunque, non necessariamente secondo me, il tuo romanzo deve avere un messaggio di fondo chiaro, una morale.

Io scrivo per puro intrattenimento, mio e di chi legge. Certo, poi mi piace mettere una pillola di storia per far sì che il lettore (e prima ancora me stesso) approfondisca un determinato fatto o sia sollecitato a farlo. Oppure prendo le parti degli ultimi perché sento che oggi è necessario farlo, senza moralismi e senza sconti.

· Quali sono le fasi e i passaggi che affronti quando finisci di scrivere un romanzo? E come procedi per arrivare alla pubblicazione? Come reagisci o hai reagito a un eventuale rifiuto da parte di una Casa Editrice a cui avevi mandato il tuo manoscritto?

Quando ho finito un romanzo intanto lo lascio decantare, poi lo riprendo e lo rivedo. Passato del tempo si crea un certo distacco col manoscritto e lo si può rielaborare con maggiore serenità. Finito questo processo lo invio alle case editrici con cui mi piacerebbe pubblicare. Poi tocca aspettare, bisogna avere pazienza e se arriva un rifiuto pazienza, vuol dire che non era la casa editrice giusta.

· Tre curiosità su di te come scrittore. Raccontaci.

Sono caotico nel mio processo di scrittura.

Sono fortunato perché non ho l'esigenza di dover scrivere a ogni costo e quindi scrivo "quando posso, come posso. Quando ne ho voglia, senza applausi o fischi".

Ho riversato certe aspettative sulla scrittura, in certe fasi della mia vita la vedo come strumento di rivalsa personale. Quest'aspetto può essere pericoloso perché può trasformarsi in un boomerang per me.

Le domande dei lettori

1. Conosciamo i tuoi gusti come scrittore e come lettore. Il genere che ti piacerebbe scrivere ma non hai mai provato e quello nel quale non ti cimenteresti mai e perchè

Mi piacerebbe scrivere un giallo per ragazzi. Ho ancora la fantasia del fanciullo (almeno spero) e da lettore, da giovane, ho divorato diversi gialli per ragazzi della Mondadori. Quanto al genere in cui non mi cimenterei mai... mai dire mai! Se proprio devo dirne uno è l'erotico. Poi come farei a far leggere un romanzo o un racconto erotico a mia mamma?

2. Ho scoperto uno scrittore con un metodo di scrittura simile al mio. Dipende dalle giornate. Ti vedo mentre, magari su un autobus, pensi al tuo libro, con sguardo perso. A me, capita... L'ho capito quando hai detto che anche quando non scrivi, in back ground continui a pensare alla trama. Ma dopo questo, ti faccio la domanda: hai mai avuto il problema di come far continuare la narrazione perché non riesci a inserirvi una svolta? Per esempio, se ti ci vorrebbe un indizio o un fatto per riuscire ad andare oltre. O quando inizi hai già programmato tutta la trama?  

Ho scoperto uno scrittore con un metodo di scrittura simile al mio. Dipende dalle giornate. Ti vedo mentre, magari su un autobus, pensi al tuo libro, con sguardo perso. A me, capita... L'ho capito quando hai detto che anche quando non scrivi, in back ground continui a pensare alla trama. Ma dopo questo, ti faccio la domanda: hai mai avuto il problema di come far continuare la narrazione perché non riesci a inserirvi una svolta? Per esempio, se ti ci vorrebbe un indizio o un fatto per riuscire ad andare oltre. O quando inizi hai già programmato tutta la trama?

3.  Quando hai iniziato a scrivere?

Ho iniziato da bambino. Qualche anno fa, mentre stavo per rientrare a Bologna dalla Sicilia, trovo in valigia un vecchio quaderno dalle pagine ingiallite e i bordi laceri. Do un'occhiata e sto per buttarlo via, quando vengo fermato da mia mamma. Il quaderno contiene un racconto ambientato nei "bassifondi" di S. Venerina, paese etneo in cui ho vissuto i primi anni della mia vita. E' la mia prima "opera letteraria", scritta a 12 anni nel 1988, una storia che vede come protagonisti tre giovani investigatori alle prese con un mistero. Colpi di scena, l'ambiente che mi circonda (parlo di mafia), un po' di presunzione (sono io a risolvere il caso comportandomi come Topolino con Pippo con gli altri investigatori, rappresentati da compagni di classe): sono questi alcuni degli elementi di base del mio racconto. 

Trama:

Tre maschere utilizzate per una burla a un addio al celibato, identiche a quelle indossate dagli autori di una rapina in cui muore una guardia giurata. Risultato: per tre amici partiti dalla Sicilia, un innocuo fine settimana fra Trentino e Veneto si trasforma in una drammatica fuga destinata a stravolgere parecchie vite. Tra delitti, inseguimenti e sospetti, la tensione fa riaffiorare antichi rancori e rievoca lontani ricordi, come la morte di un'anziana durante una terribile giornata di pioggia nel 1995 nella loro cittadina di provenienza, Acireale. Nel corso della rocambolesca fuga, le terribili verità che via via riemergono dal passato modificano la percezione del presente. Così, i ricordi, le amicizie, i luoghi, persino le morti di un tempo sembrano assumere forme diverse nelle menti dei tre uomini. Unico fattore a non mutare mai lungo tutto il romanzo, il canto ipnotico e malinconico di un piccolo rapace notturno.

Una pioggia, talmente compatta da alzare nell'aria cortine di gocce, proruppe sulla città già dall'alba.

Era come se lassù, nel cielo, qualcuno avesse rotto una diga e tutta l'acqua trattenuta nei secoli si fosse

riversata su Acireale, Giarre e gran parte della Sicilia orientale. Cadevano anche chicchi di grandine grossi

come teste di coniglio.

Intorno alle sette i tombini cominciarono a borbottare. Producevano strani suoni, simili allo scattare di

mandibole di vecchi: sembravano masticare tabacco e sputarlo via.

Alle sette e trenta le fognature allagarono le strade; le vie si trasformarono in spumeggianti fiumi di fango

fetido. Un cielo itterico osservava con sguardi rabbiosi l'acqua divorare tutto, trasportare via auto, entrare veloce nei negozi e nei bassi, sradicare cestini dei rifiuti e burlarsi del peso dei cassonetti.

I torrenti si riempirono presto in maniera paurosa, ruggendo sulle campagne in ondate continue che estirparono le coltivazioni.

Rovesciavano il mondo, quelle ondate. Portavano le campagne in città e le città nelle campagne.

Gli intonaci continuarono per ore a bere l'acqua vomitata dal cielo e la pelle degli edifici si gonfiò. Crescevano pustole sulle abitazioni che si spaccavano a poco a poco, producendo il suono di ossa rotte. Due vecchie palazzine crollarono.

I cavi della Sip ballavano per aria o scatarravano scintille, zuppi di pioggia.

La gente seguiva gli eventi sulle tv locali o tramite radioline a pile, al fuoco di candele sempre più corte.

A Riposto era ormeggiata una nave greca, la Pelhunter. Il cargo lasciò il porto alle 19.45 col suo

carico di merci e i suoi uomini a bordo.

Poco dopo, il mare lanciò in aria il mercantile e lo risucchiò provocando morti e dispersi e concludendo

in tragedia una giornata di tragedie.

Prima, in quel pomeriggio che sembrava notte, mentre tutti cercavano riparo nelle proprie case, quattro persone, con obiettivi diversi, tagliavano quelle mura di gocce d'acqua per convergere verso una casupola color ocra.

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Trama:

Milano, dicembre 1973. Libero Russo, scalcagnato investigatore, viene contattato da uno sconosciuto nella sua bicocca al quartiere Isola, dove vive in compagnia di un gatto e delle canzoni di Fred Buscaglione. Deve rintracciare Sandra Poggi, una ragazza della Milano bene di cui si sono perse le tracce. Un caso all'apparenza semplice, visto che la giovane è in contrasto con la famiglia. Libero, alle prese con i propri tormenti interiori e con la nostalgia per la sua terra, la Sicilia, intuisce che potrebbe non trattarsi semplicemente di una fuga da casa. In un vorticoso giro di giostra tra Milano, Venezia e Bologna, l'investigatore entra in contatto con neofascisti, strizzacervelli, prostitute, doppiogiochisti, movimentisti, poliziotti corrotti, per cercare di arrivare a Sandra, che sembra volatilizzarsi ogni volta che l'afferra, in un gioco di specchi in cui non si sa più chi è l'inseguito e chi l'inseguitore...

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Trama:

È una Ferrara d'altri tempi quella che fa da sfondo al racconto noir di Davide Pappalardo. Una vicenda che ha inizio nell'inverno del 1917 e finisce nel 1947. Forse. Due fratelli (gemelli), una ragazza e un esperimento... metafisico. In un'atmosfera cupa prendono forma gli amori, i delitti e gli inganni, a volte solo immaginati. 

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