Faccia a Faccia con Ida Perrone

08.10.2024

1. Come hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?

Sono sempre stata affascinata dai libri. Fin da bambina leggevo di tutto, anche romanzi di un certo spessore, adatti a un lettore più maturo. A un certo punto mi sono detta: perché non provarci anch'io?

2. Che tipo di scrittore sei? Organizzi il lavoro prima di metterti a scrivere o segui l'ispirazione? Parlaci di come procedi durante la stesura di un romanzo.

Credo che prima di iniziare la stesura di un romanzo si debba avere un'idea precisa di quello che si va a raccontare: l'incipit, lo svolgimento, il finale. Non si può improvvisare partendo da qualcosa di astratto, se non si vuole rischiare di bloccarsi al primo capitolo. Ad esempio: se scriviamo un giallo dobbiamo sapere fin dall'inizio chi è l'assassino e creare la situazione ideale. Bisogna inventare i personaggi e il loro profilo fisico e psicologico e renderli quanto più realistici. L'ambientazione gioca un ruolo fondamentale. Anche qui, a meno che non si decida di usare luoghi inventati, è necessario documentarsi se non si ha la possibilità di recarsi in prima persona sul posto. Cosa che io non faccio quasi mai. Quindi, una volta che ho tutto ben chiaro in testa, comincio a buttare giù le prime pagine lasciando comunque che la storia prenda forma da sé: i dialoghi, le varie sequenze che portano a una data situazione vengono fuori al momento.

3. Cos'hai provato la prima volta che hai tenuto in mano il tuo romanzo? Com'è stato vederlo sugli scaffali delle librerie o scoprire che qualcuno lo stava leggendo?

Sicuramente un'esperienza molto emozionante. Stentavo a credere che quel libro lo avessi scritto proprio io. E che qualcuno lo stesse leggendo, o lo avesse già letto e diceva di trovarlo interessante, mi ricompensava delle fatiche, del tempo che avevo speso, forse inutilmente, e di tutti i momenti di scoraggiamento in cui era stata tentata di mollare perché non avrei mai potuto reggere il confronto con i veri scrittori.

4. Prima di essere uno scrittore, sei un lettore appassionato? Qual è stato il tuo primo libro? Qual è il tuo autore preferito? Qual è il tuo genere preferito?

Come dicevo prima, la lettura è stata determinante nel mio approccio con la scrittura. D'altronde, credo che non esista scrittore che non sia in primo luogo un appassionato lettore. Il primo libro che ho letto è stato I figli del capitano Grant, il primo volume della trilogia di Jules Verne.

Rimango fedele ai grandi autori del passato, benché si possano trovare alcune perle anche nella letteratura contemporanea. Oriana Fallaci rimane il mio mito, ha accompagnato la fase della mia adolescenza e non mi stanco mai di leggere i suoi capolavori.

Dal momento che scrivo thriller potrebbe sembrare scontato che preferisca l'intrigo, il mistero, la suspence. Tuttavia, bisogna dire che amo le storie che sappiano coinvolgermi, raccontando la vita e le tematiche del nostro tempo. il tutto a mio parere sta nello stile, da come l'autore riesca a trasmetterti delle emozioni.

5. Hai qualche rito particolare che segui prima e durante la scrittura? Hai un posto dove preferisci scrivere? Le tue sessioni di scrittura hanno una colonna sonora oppure hai bisogno di assoluto silenzio per concentrarti?

Sgombrare la mente da ogni pensiero o dovere è il primo rituale, se così possiamo definirlo. Ritagliarmi il tempo necessario e sedermi davanti al portatile, nel mio angolino, in soggiorno o in un luogo ben aerato, comunque indisturbata. Tè o caffè, cellulare con connessione a internet. Niente musica. Non ho problemi a concentrarmi una volta che mi immergo nella stesura dell'opera, ma preferisco il silenzio.

6. A quale dei tuoi romanzi sei più legato e perché?

I romanzi che abbiamo scritto sono delle nostre creature. Per cui sarebbe difficile fare distinzione. L'emozione della prima volta comunque non si scorda mai. La voce del passato è stato il mio primo romanzo. Uscì in una prima edizione nel 2010 e fu ripubblicato in self- publishing a distanza di otto anni.

7.Tre curiosità su di te come scrittore. Raccontaci

Sono molto autocritica e puntigliosa. Prima di ogni pubblicazione revisiono, leggo e rileggo e mi impunto sulle virgole e sui più piccoli dettagli.

Ogni volta che mi accingo alla conclusione di un libro penso che sia l'ultimo, che non scriverò più perché tutto quello che avevo da dire l'ho messo lì dentro. Ma non ho ancora scritto la parola fine che una nuova storia prende corpo nella mia mente e ricomincia tutto d'accapo.

Sono sempre felice dei successi altrui e sostengo gli autori che cercano di farsi spazio nel difficile mondo dell'editoria. Non sopporto la rivalità, l'invidia e la cattiveria.

Trama:

Il suicidio della nota attrice Egle Clinford non convince Davis che, spinto dal bisogno di fare chiarezza, torna nel Devon dove si suppone che la donna si sia lasciata annegare, in quel tratto considerato a rischio a causa delle forti correnti e le rocce scoscese. Una foto di gruppo, ripescata tra vecchi ricordi, lo induce a indagare più a fondo sul passato della giovane moglie. Presto però si accorge di aver innescato una sorta di reazione a catena: i soggetti che posano insieme a lei sulla foto sembrano incorrere nello stesso, crudele destino. La lettera E, incisa sul corpo delle vittime, in prossimità dello sterno, potrebbe stare per Evelyn, la ragazza scomparsa anni addietro, o per Egle. È dunque la vendetta ad armare la mano dello spietato assassino? O un segreto che accomuna le vittime e che rischia di venire alla luce? 


Non era colpa sua se l'aveva considerata una donna austera e insensibile. Era l'immagine che si sforzava di dare di sé, soffocando le angosce e ingoiando le lacrime. Ma cosa ne sapevano gli altri delle sue frustrazioni? Dei suoi sensi di vuoto, del panico che si impossessava di lei quando doveva dimostrare al mondo di essere forte e non cedere alle debolezze dei comuni mortali?


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Trama:

Quando Leslie si vede recapitare una lettera, che la informa di un'attesa eredità nella Cornovaglia del Sud-Ovest, stenta a credere ai suoi occhi. Ha sempre saputo di avere per metà sangue inglese ma nessuno della famiglia di suo padre finora si era messo in contatto con lei. Per Leslie è come un sogno che si avvera. Fin dal primo giorno che visita la suggestiva dimora, a picco sulla scogliera, sente di far parte di quella casa e di quella famiglia. Ben presto però si accorge che quell'eredità potrebbe dare fastidio a qualcuno e che tutti nascondono qualcosa. I dubbi e i misteri che non trovano risposte la porteranno a indagare sui segreti custoditi da quelle mura e a svelare una sconcertante realtà, un segreto che potrebbe costare la sua stessa vita.


Anche adesso, che sono passati degli anni, mi capita spesso di svegliarmi durante la notte per lo sciabordio delle onde che si infrangono sugli scogli. Allora mi alzo e mi affaccio alla finestra. Nel mormorio incessante del mare sono certa di udire una voce indistinta, un suono dolce e melodico, come il canto di una sirena che ha stabilito la sua dimora su questa scogliera.

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Qualcosa di freddo gli si posò sul collo, avvinghiandolo come i tentacoli di una piovra. Provò a ribellarsi, lottando contro quella forza soprannaturale che gli mozzò il respiro, ma l'alito della morte già gli soffiava sul volto e avvertì il battito delle sue ali pronte ad avvolgerlo in un abbraccio fatale. In quel momento comprese che non avrebbe avuto più il tempo per tutte le cose che aveva in mente di fare.


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