Faccia a Faccia con Mauro Micheli

1. Come hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?
La mia passione per la scrittura nasce nell'adolescenza, infatti io scrivevo tante lettere d'amore per le mie fidanzatine o almeno che speravo lo diventassero, difatti molte di esse venivano cestinate. Però quell'inchiostro e quella carta non è andata sprecata perché per me furono come una palestra, nello scrivere e nel cercare di tirar fuori sentimenti che con i comportamenti facevo fatica a far uscire mentre nella scrittura mi scioglievo. Poi negli ultimi due anni di superiori partecipai un po' per gioco (e un po' per rivalsa verso il mio prof di lettere che "inspiegabilmente" non mi dava mai la sufficienza a temi) al "concorso letterario di Montecatini terme" classificandomi una volta terzo e l'altra secondo. Inutile dire che una volta ricevuto questo premio non ho più ricevuto un'insufficienza ad un tema. Però ciò che mi ha davvero spinto a scrivere è stata la morte di mio padre, mi ci sono voluti diversi anni, ma su carta sono riuscito a tirar fuori un malessere che aveva sembianze di un demone. Quel romanzo non è (ancora) uscito, però da quel momento c'ho preso gusto e allora mi sono detto: «Ha passione, ti diverti, hai idee, ma perché non ti metti a buttare giù qualcosa?» Ed eccomi qua.
2. Che tipo di scrittore sei? Organizzi il lavoro prima di metterti a scrivere o segui l'ispirazione? Parlaci di come procedi durante la stesura di un romanzo.
Inizialmente prendo l'idea della storia che ho in testa e la viviseziono su carta, facendo una sorta di mappa concettuale che spazia dagli avvenimenti cardine della storia ad alcuni atteggiamenti essenziali che devono avere i personaggi e gli ambienti. Poi quando accendo il computer e mi metto a scrivere, a volte l'ispirazione del momento mi porta a prendere una strada un po' più sterrata rispetto a ciò che ho scritto sul foglio e mi lascio trasportare da questa idea che può cambiare un po' la trama o magari semplicemente si può integrare perfettamente all'idea originale della storia. In più io scrivo sempre sulla mia scrivania, dove al muro ho attaccato una bacheca di legno che riempio di post-it che sono idee di dialogo o emozioni che mi vengono in mente quando non sono in fase di scrittura ma possono tornarmi utile. Per intenderci, cerco di essere ordinato ma alla fine rimango il ragazzo che riempie la sedia in camera di vestiti.
3. Cos'hai provato la prima volta che hai tenuto in mano il tuo romanzo? Com'è stato vederlo sugli scaffali delle librerie o scoprire che qualcuno lo stava leggendo?
È stata un'emozione unica. L'ho semplicemente preso in mano, annusato l'odore della carta, sfogliato un po', poi ho preso il guinzaglio del cane e con lui sono andato a fare una passeggiata, in silenzio, perché era veramente contento e volevo semplicemente assaporarne il momento in silenzio. Quando invece l'ho visto per la prima volta sugli scaffali di una libreria stentavo a crederci, soprattutto perché i miei primi due romanzi me li sono autopubblicati. Pensavo di avere un'allucinazione visto le tantissime volte che prendevo in mano i miei libri, per foto o storie sui social nel tentativo di farmi pubblicità, quando invece ho capito che era davvero realtà sono andato dal libraio a chiedergli un consiglio sul mio libro (naturalmente senza dirgli che lo avessi scritto io), scoprendo che lo aveva davvero letto e lo aveva apprezzato. Una vera e grande soddisfazione.
4. Prima di essere uno scrittore, sei un lettore appassionato? Qual è stato il tuo primo libro? Qual è il tuo autore preferito? Qual è il tuo genere preferito?
Sono un lettore appassionato, nella mia ricerca dell'essere più ordinato possibile ultimamente tengo un solo libro sul comodino, ma c'è stato un periodo nel quale ce n'era parecchi. Il mio primo libro è stato "La gabbianella e il gatto" (naturalmente escludendo i fumetti, sennò sarebbe Topolino), però il primo libro che ricordo di aver suscitato in me la passione della lettura è stato "Romanzo Criminale" di Giancarlo De Cataldo. Il mio genero preferito è senza dubbio il giallo, con grande preferenza per quelli italiani, poi chiaramente amo anche i thriller e i polizieschi. Mi piace leggere anche i libri d'inchiesta. Il mio autore preferito è Marco Malvaldi, che è stato anche mio professore in un corso, amo il suo modo di scrittura molto scorrevole e anche l'ironia che si trova nei suoi gialli. Un altro autore che leggerei sempre è Alessandro Robecchi.
5. Hai qualche rito particolare che segui prima e durante la scrittura? Hai un posto dove preferisci scrivere? Le tue sessioni di scrittura hanno una colonna sonora oppure hai bisogno di assoluto silenzio per concentrarti?
Non sono un tipo scaramantico quindi non ho nessun rito, prima della scrittura, so solo che una volta che ho l'idea e la vena giusta devo assolutamente accendere il computer. Quando sono a casa scrivo sempre alla scrivania, mi rende molto calmo avere sopra il naso la mia bacheca piena di post-it che possono darmi nuove idee e tirarmi fuori da momenti di stallo, che capitano spesso. Invece se sono nella casa in montagna, ho nella terrazza fuori o davanti al camino, il suono che fa il fuoco mi rilassa e mi da ispirazione. Tendenzialmente non ascolto musica quando scrivo, preferisco essere concentrato su ciò che devo scrivere, però a volte è capitato che la compagnia di un vinile leggero mi facesse comodo, però rigorosamente dal giradischi.
6. A quale dei tuoi romanzi sei più legato e perché?
Il romanzo al quale sono più legato è Scacco Matto perché è il primo, è la mia prima creatura e mi sentirei di fargli un torto nel non dare il giusto valore ad un sogno che si realizzava grazie a quel libro. Se però devo mettere da parte il sentimentalismo, il suo sequel cioè Ping Pong, è un libro che leggerei e rileggerei sempre, perché c'è tutto, della storia e di me.
7. Tre curiosità su di te come scrittore. Raccontaci
a) Nei miei momenti di stallo ho sulla scrivania accanto a me un piccolo gioco del bowling, dove deve tirare la "boccia" da un buco al centro del gioco. Ecco posso passarci molto tempo lì, anche decine di minuti. Una volta finito però, sono pronto per tornare a scrivere.
b) Amo scrivere a penna. Che siano post-it o sulle agende dove appunto molte cose, la carta e l'inchiostro mi mettono una sorta di tranquillità che la tecnologia del computer o delle note sul telefono non riesce a darmi.
c) Soffro per i miei personaggi ma questo non frena da dover prendere scelte scomode per la storia.

Trama:
Fin da piccoli ci hanno cresciuti proiettando davanti ai nostri occhi la felicità, sotto ogni forma, come se ci fosse dovuta, inculcandocela come unica e sola forma di libertà. Ma cosa succede se di colpo la felicità si dissolve nell'aria insieme ad un mucchio di bugie? La luce si spegne d'incanto e ci si trova soli davanti a domande alle quali non abbiamo risposte, perché in fondo nessuno ci ha mai spiegato come rimettere insieme i pezzi di un cuore infranto.
Non ho mai percepito amore, solo una leggera foschia di sopportazione. La mia esistenza è stata solo un tetro e lungo cammino verso le tenebre, quando sarà il momento della fine, finalmente vedrò la luce.
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Trama:
Un raggio di sole caraibico si spegne bruscamente quando Michele Bertolini, latitante in Giamaica, si trova faccia a faccia con il suo passato. Il commissario Fanti gli rivela una verità agghiacciante: sua figlia Elena è stata rapita. Per salvarla, Michele deve tornare in Italia e affrontare i demoni che lo hanno spinto alla fuga: la mafia, i tradimenti e un'indagine che rischia di travolgere tutti. Tra Pistoia e le sue montagne, un gioco di specchi e doppi giochi si dipana in un'indagine intricata, dove le alleanze sono fragili e la verità si cela dietro una cortina di segreti e violenza. In un crescendo di suspense, Michele e Fanti si troveranno a combattere una battaglia disperata contro un nemico invisibile e spietato, in un mondo dove la giustizia ha un prezzo altissimo.
Il passato può avere gli occhi saggi di una civetta o ardenti di un'aquila. O capisci quando è il momento di metterci una pietra sopra, oppure cercherà insistentemente la sua vendetta.