L'onda nera di Davide Pappalardo

13.06.2024

Quando Libero Russo, ex investigatore privato ormai in pensione, sente squillare il telefono di casa a Bologna, intuisce che la tanto attesa tranquillità sta per finire. I suoi due pronipoti, Nabucco ed Emma, lo supplicano di tornare ad Acireale per aiutarli a recuperare la Venere dell'Etna, un'antica statua trafugata da un'area archeologica della zona. Nonostante manchi da parecchio tempo, l'accoglienza per il ritorno in "patria" non sarà delle migliori. Tra personaggi ambigui e razzisti, zuffe, depistaggi e scontri aperti con la locale cosca dei Trunzi, Libero si ritroverà in una vicenda ingarbugliata dalle svolte totalmente inaspettate. A coadiuvarlo nella ricerca della verità, oltre ai due pronipoti, sarà una squadra sui generis, quasi un'Armata Brancaleone siciliana: Biagio Mamma Mia, uomo sbeffeggiato da tutti e con la grande passione per gli Abba; Maria, una vedova dall'eloquio forbito capace di fargli perdere la testa; Paolo, squattrinato rider che si arrabatta tra un lavoretto e l'altro, e Nina, giovane di origine nomade ed esperta di antichità. Riuscirà l'ex investigatore a recuperare la misteriosa statua scomparsa o sarà anche lui travolto dalla dilagante onda nera? 

Dove sta racchiusa la saggezza, il sapere? In un uomo anziano o maturo, in chi ha vissuto e vive senza freni, in una gitana o in dei semplici ragazzi? A chi chiedere aiuto in un momento disperato per riportarlo in patria e far trionfare la giustizia? Perché diamo tanta importanza al pensiero e al giudizio altrui?

Due giovani, Nabucco ed Emma, chiamano il vecchio e stanco zio al telefono per farlo tornare urgentemente in patria e scoprire come possa essere scomparsa la statua della Venere dell'Etna, un antico manufatto bronzeo romano, dalla zona archeologica dove c'era proprio Nab. Lo zio, anzi il prozio Libero Russo, abita da tempo a Bologna e ad Acireale, città dove è vissuto per molto tempo, non mette piede da molto. Era un investigatore privato e ora si porta dietro diversi acciacchi ma anche una grande voglia di scoprire la verità. Fa un grande sforzo a tornare, l'accoglienza non è delle migliori, non si guarda in faccia all'età adulta e usano maniere forti e nessun rispetto. Libero Russo non si perde d'animo e porterà a termine la missione per i nipoti. Ha dei compagni particolari di viaggio e inizialmente farà fatica ad accettarli. Libero si sente tutti gli anni e gli acciacchi che ha e le parole dell'autore lo tratteggiano alla perfezione sia fisicamente che mentalmente. Un altro personaggio che mi è rimasto impresso è Maria. Lei è l'ex preside, abita accanto all'appartamento di Libero, usa un linguaggio elegante, è vedova e rientra presto nelle simpatie del nostro protagonista. A parte la signora Maria che usa un linguaggio ricercato e difficile gli altri hanno un modo di esprimersi semplice e a volte ironico. In almeno un paio di punti mi sono fermata a riflettere, quasi per confrontarmi con Libero o gli altri. Si parla di razzismo, di pregiudizio, a volte bisogna fare un passo indietro e pensare. Un vestito, una razza o un modo di vivere, come e chi decide quale sia il migliore? Ci si può fidare di una gitana? O la prima cosa che viene in mente è che ruba ed è falsa? Quello che mi è piaciuto molto è che in quei momenti di serietà, di riflessione, il ritmo veniva smorzato, prendeva una piega sarcastica e altre volte commovente. Nab ed Emma si fidano del prozio per il suo passato da investigatore, ma si fidano anche della gitana perché è colta e scaltra. Libero non si fida della gitana, per la sua cultura o per l'idea che ha della vita che porta avanti. Vorrebbe fare da solo ma capisce che non ce la fa, ha bisogno di aiuto, per le sue condizioni di salute, l'acume non l'ha lasciato.

La trama è particolare, una statua pare svanita nel nulla sotto gli occhi attenti di un ragazzo promettente; il ritmo non è costante, le indagini procedono lente, si segue i movimenti e i pensieri di Libero e la cosa bella è che si entra nel suo cuore. Ci sono dei cattivi veri, che fanno paura, terrorizzano sulla carta e trasmettono il panico che si lasciano dietro al loro passaggio.



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