4 chiacchiere con Gabriele Cantella

10.09.2023
  • Ciao Gabriele. Come prima cosa vorrei che tu ti presentassi, se ti chiedo "Chi è Gabriele Cantella"? come mi rispondi?

Gabriele Cantella è uno inquieto per indole e natura, curioso dalla nascita, uno che da sempre si pone più domande di quelle che servirebbero. Non faccio in tempo ad interessarmi a una cosa, che già mi interesso a un'altra, la mia è una ricerca costante e senza fine: che cosa sto cercando? Non lo so e forse non voglio neppure saperlo, così continuo a cercare, perché c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. È come avere in testa un mulino con la macina costantemente in funzione.

2. Primo romanzo pubblicato, com'è nata l'idea della storia?

È una storia che viene da lontano, figlia della mia ossessione, sin da bambino, per la figura del discepolo maledetto, traditore universale, ma quanto davvero responsabile di quell'azione meschina e abietta che da sempre gli si contesta? Ho provato ad indagare e ricostruire le reali motivazioni che lo spinsero a quel gesto e ho scelto di farlo nella Gela di oggi, nei luoghi e tra la gente che conosco e che mi appartengono. Perché la vicenda umana di Giuda supera tempo e spazio, il tema della scelta e del libero arbitrio ci riguarda tutti, chiunque siamo, ovunque siamo.

3. La collana di Mursia è famosa perché permette ai lettori di fare viaggi nella nostra bellissima Italia comodamente seduti sul divano. Tu ci porti a Gela nella tua Sicilia, che paese è, descrivilo prima di entrare tra le pagine virtuali del tuo romanzo.

A Gela, il giorno pare non volersi arrendere al sopraggiungere della sera: te ne accorgi quando vedi gli ultimi sbuffi di un sole ostinato contendere il cielo all'oscurità. Gela è quel posto in cui ottobre strizza l'occhio all'estate, quasi volesse tenere l'autunno a distanza di sicurezza. Il sole non è più caldo come quello d'agosto, ma puoi ancora andartene in giro a 'mezze maniche'. Dove altro potresti? E poi quel dedalo di viuzze che s'intrecciano alle spalle della Chiesa Madre, nucleo della Gela araba, che sopravvive nel pittoresco quartiere della 'Carrubbazza', dove anziane signore possedute dal demone del pettegolezzo siedono in strada a presidio dei loro bassi, pronte a incenerire gli automobilisti in cerca di parcheggio. E il Golfo di Gela, che vide attraccare le triremi greche con il loro carico di merci esotiche, la costa dalla sabbia dorata tanto cara ad Eschilo, che seduto sulla spiaggia faceva scorrere lo sguardo lungo la linea dell'orizzonte, lì dove mare e cielo s'incontrano, fondendosi in un abbraccio. Una di quelle triremi potete ancora vederla oggi com'era allora: dove? Solo a Gela. A Gela, dove passato glorioso, presente difficile si scontrano nella complicata speranza di un futuro…

4. Il tuo protagonista si chiama Giovanni Alma, presentacelo e dicci com'è nato, ti sei ispirato a qualcuno? Quanto c'è in Giovanni di Gabriele?

Da quando lei se n'è andata, alle prime luci di un giorno che pareva uguale ad ogni altro, Giovanni Alma non ha più vissuto, da allora si limita ad esistere. Sarebbe meglio dire che ha deciso di non vivere più, confinandosi in una stanza vuota dalla quale ha chiuso fuori la vita. Fa l'investigatore privato, ma quel mestiere lo svolge quasi controvoglia, col fare rassegnato di chi non ha scelta. Ripete in continuazione a sè stesso che delle vicende dei suoi clienti non gli importa nulla, ma, per quanto si sforzi di negarlo, le vite degli altri restituiscono sostanza e respiro alla sua, che è vuota ed arida di sentimenti ed emozioni. Il personaggio di Giovanni Alma è in buona parte autobiografico, mi somiglia molto, incarna la parte più intima e inaccessibile del mio essere, quella sommersa. Il nome è quello di mio nonno, il cognome quello di mia nonna da nubile.

5. Ovviamente non è l'unico personaggio, parlaci un po' degli altri.

Santino Cafà, il barbiere amico di Giovanni Alma e suo informatore, è ispirato anima e corpo al parrucchiere che mi tagliava i capelli da ragazzo. È il personaggio che alleggerisce i toni, quello che riesce, a volte, a strappare un sorriso persino a Giovanni Alma. Sull'assassino ci sarebbe molto da dire, ma lo spoiler è vietato: ha una storia complicata alle spalle, un movente forte, radicato a fondo nel suo passato. Negli omicidi che faranno di lui il Serial Killer della 'Via Crucis' appare evidente il richiamo a Giuda: qualcosa lo lega all'Iscariota, ma cosa e in che modo lo scoprirete soltanto alla fine del libro.

6. Il tuo romanzo ha uno sfondo storico, ti basi sulla storia di Giuda, per poter parlare di una persona esistita che ha importanza storica immagino che tu ti sia documentato molto. Da quali fonti hai attinto? Questa ricerca ha cambiato qualcosa in te?

La figura di Giuda da sempre mi attrae irresistibilmente, quasi mi ossessiona! Quello che tutti crediamo senza dubbio un traditore lo è davvero? Ha tradito il suo Maestro oppure no? Era quella la sua reale intenzione? E soprattutto: aveva un'altra scelta? Questi interrogativi me li sono posti infinite volte e per trovare le risposte che cercavo ho letto, studiato, approfondito e imparato, ma la risposta, la sola che ho trovato, è che non ci sono risposte: la percezione e il giudizio di Giuda cambia da persona a persona, ma, comunque la si pensi, che si decida di assolverlo o di condannarlo, bisogna comunque porsi almeno un dubbio…

7. Il romanzo ha una sua conclusione ma io mi sono affezionata a Giovanni. È un personaggio introverso, lascia il mondo al di fuori perché non vuole più soffrire ma io spero che abbia la possibilità di raccontare ancora di sé. Avrà un sequel questo romanzo o vorresti lavorare su altro?

Il sequel è già 'in the making' per dirla alla anglosassone: sto lavorando alla prossima indagine di Giovanni Alma, che, anche questa volta, sarà un'indagine non soltanto poliziesca, ma introspettiva, una discesa negli abissi più intimi e inaccessibili dell'anima.

8. C'è un personaggio di cui senti la mancanza da quando hai terminato la stesura del romanzo?

Ce n'è uno soltanto che mi manca, perché non tornerà nelle prossime storie… Mi spiace non incontrarlo più, ma ho dovuto lasciarlo andare, è stato giusto così. 

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