Faccia a Faccia con Claudia Proietti

27.11.2023

· Come hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?

Ho iniziato a scrivere molto giovane forse mossa dalla quantità spropositata di libri che leggevo e da una fantasia quasi "feroce" che sentivo il bisogno di far defluire.

· Che tipo di scrittore sei? Organizzi il lavoro prima di metterti a scrivere o segui l'ispirazione? Parlaci di come procedi durante la stesura di un romanzo.

Vorrei dire di essere precisa e organizzata ma mentirei. Mi è capitato spesso di scrivere alla Verbal Kint de "I soliti sospetti" (per chi non avesse visto il film, questo personaggio, durante un interrogatorio, inventa una storia basata su elementi a caso e cose che vede lì per lì nella stanza). In pratica mi lascio condurre da ciò che vedo, sento, percepisco al momento. Certo, è necessario ci sia quanto meno una bozza di trama da seguire, magari anche senza un finale stabilito, ma non riesco a impostare troppo le idee. Mi siedo e scrivo. Tanto il lavoro vero sul testo va fatto "dopo".

· Prima di essere uno scrittore, sei un lettore appassionato? Qual è stato il tuo primo libro? Qual è il tuo autore preferito? Qual è il tuo genere preferito?

Io sono una lettrice molto appassionata e soprattutto "onnivora", a parte qualche genere specifico leggo tutto. Il primo libro che ho letto, in prima elementare (ho una memoria di ferro!) è stato Cipì di Mario Lodi. Però il primo libro che davvero ho compreso e metabolizzato è stato senza dubbio Il diario di Anna Frank. Se io fossi un set Lego quel testo sarebbe senza dubbio uno dei mattoncini che compongono la mia anima.

I generi che preferisco sono il giallo, il noir, il thriller, e tutte le declinazioni del "cupo". Tra i miei autori preferiti ci sono Conan Doyle, Wallace, Christie, Lovecraft, Poe, Shelley (Mary, ovviamente); e anche Dickens, Stevenson, Austen, Allende, Palahniuk. Di nostrani Pirandello, Scerbanenco, Camilleri, Lucarelli, Carrisi e Carlotto. Sono tanti. Troppi.

· Hai realizzato i tuoi sogni da bambino? Era già in programma di diventare uno scrittore o non ci avevi mai pensato da piccolo? Riesci a scrivere a tempo pieno o devi dividerti con altre attività remunerate?

Sognavo di essere felice e tutto sommato lo sono. Può bastare? Scrivere è qualcosa che mi è sempre piaciuto, non l'ho mai pensato come un ipotetico lavoro, mi piacerebbe essere letta, ed essere in grado di farmi leggere con piacere, da più persone possibili. Per tanto tempo non ho scritto, ho ripreso da poco, e questa è già una bella conquista.

Scrivo quando posso, e non posso quanto vorrei. I fattori che tolgono il tempo alla mia scrittura, però, sono proprio quelli che la ispirano: la mia famiglia, il lavoro, gli impegni e la vita quotidiana. Loro tolgono, loro danno. Va bene così.

· Quali sono le fasi e i passaggi che affronti quando finisci di scrivere un romanzo? E come procedi per arrivare alla pubblicazione? Come reagisci o hai reagito a un eventuale rifiuto da parte di una Casa Editrice a cui avevi mandato il tuo manoscritto?

Dopo la prima stesura credo sia necessario un periodo di stacco, così mi è stato insegnato, così è possibile intervenire al meglio sul proprio testo, e così faccio. La fase di revisione è il passaggio più importante, va bene anche se viene ripetuta più volte. Dopodiché, in base alle proprie possibilità, l'ideale sarebbe avvalersi di un buon editor. Per quanto un testo sia bello, completo e abbastanza pulito, un bell'editing non può che migliorarlo, a volte in maniera esponenziale. Infine sono convinta che un autore senta quando la sua opera è pronta per "cercare casa".

Per quanto riguarda i rifiuti, mi è capitato di riceverne, ma credo sia stato a suo modo formativo anche quello.

· Esiste un personaggio di un romanzo che avresti voluto creare tu? Quale?

Senza dubbio Sherlock Holmes.

· Tre curiosità su di te come scrittore. Raccontaci

  • Non ho mai scritto nulla di personale, non mi sono mai immaginata come un mio personaggio. Quando scrivo mi vedo più come regista che come attrice.
  • Mi è capitato di scrivere diversi racconti, e anche un romanzo, partendo dal titolo. Amo scrivere titoli.
  • Per indole, e nei confronti del prossimo sono l'esatto opposto di Zeno, il protagonista del mio ultimo romanzo. Eppure raccontare la sua apatia, nonostante io sia empatica al massimo, mi viene naturale come poche altre cose. È come se non decidessi io cosa e come scrivere. Chissà, magari soffro di personalità multiple e non lo so. C'è da fare attenzione! 

Le domande dei lettori

1. I tuoi romanzi hanno un tema centrale oppure no?

Sì, mi piace partire da un elemento e tenerlo vivo, ribadire un messaggio.

2.  Nei tuoi romanzi preferisci avere molti personaggi (di vario livello) o cerchi di limitarne il numero?

Non mi disturba leggere storie con molto personaggi, però se sono io scrivere preferisco limitarne il numero per caratterizzarli meglio.

3.  Scrivo anch'io gialli e thriller, almeno per il momento e i 2 romanzi finora scritti li ho pubblicati con la PAV, che vedo hai usato anche tu. Faccio anche a te la domanda iniziale che ho fatto ad altri colleghi. Quando scrivi un romanzo derivi tutto dall'immaginazione o almeno la scintilla iniziale viene da qualcosa della realtà che ti ha colpito?

Per ora la molla è sempre venuta dall'immaginazione, ma credo che dentro ci sia sempre qualche spunto (anche inconsapevole) dalla realtà, soprattutto quando si scrive noir e gialli, la cronaca nera fornisce, purtroppo, fin troppi spunti. 

Trama:

Zeno, diminutivo di Adriano Zenotti, è un commissario di Polizia della questura di Roma. Viene da una famiglia normale, ha una compagna e svolge il suo lavoro in modo impeccabile. Ma oltre alla passione per gli acquari ha un hobby particolare: uccide. Metodico e riflessivo sa come rendersi invisibile: sa come muoversi, cosa evitare, conosce le mosse dei poliziotti perché è uno di loro. La sua quiete viene stravolta da un caso molto intricato - il rapimento di Tommaso, imparentato con il giudice Casagrande. Questo caso per la prima volta costruirà un ponte tra le sue due vite: quella ufficiale e quella nascosta. Pagina dopo pagina il lettore compie un viaggio nella mente di un mostro perbene: al flusso di coscienza di Zeno si alternano indagini serrate, tra colpi di scena e rivelazioni inaspettate.


"Tutto, ormai, è diviso in categorie precise: giusto o sbagliato,
concesso o vietato, bianco o nero. Nessuno pensa mai ai grigi.
Ci si aspetta che un comportamento esecrabile sia opera di una
persona cattiva, o che un brav'uomo non possa mai commettere
nulla di male. Per questo la società merita persone come me. Io
sono la giusta punizione per il peccato universale della spocchia."


"Non sono un giustiziere. Non prendo di mira super criminali,
assassini, stupratori. Riesco a individuare il marcio, il putrido,
l'abominevole, in quelle che potrebbero essere definite "bombe
inesplose nascoste in persone comuni", e lo estirpo. […]
Se fossi un ipocrita, potrei giustificare le mie azioni dicendo
che, indirettamente, salvo degli innocenti, però sono un assassino, non un bugiardo."


https://www.golemedizioni.it/prodotto/la-coscienza-del-male/

Trama:

Roma, 2042. Diana, una giovane in cerca di lavoro, viene chiamata da una sconosciuta azienda, per una mansione imprecisata, a seguito di un particolare addestramento pluridisciplinare. Lo standard dei partecipanti è altissimo e la ragazza si sente inizialmente fuori luogo. L'Azienda si rivela una sorta di "associazione" che custodisce da secoli uno straordinario macchinario in grado di viaggiare nel tempo; gli "agenti", i preparatissimi impiegati, cercano di contrastare i piani criminali dell'Ordine, una tentacolare confraternita di miliardari senza scrupoli che modifica la Storia per accrescere i propri guadagni, grazie a una copia della Macchina. Durante l'addestramento Diana incontra Damien, impeccabile agente, il quale, dopo un iniziale scetticismo nei suoi confronti, si rivela un valido e affidabile compagno di avventure. Tra continue e sconcertanti rivelazioni, la ragazza viaggia da un passato recente all'inizio del Risorgimento e dall'Ancien Régime ai moti studenteschi del 1968. I piani machiavellici dell'Ordine si intrecciano con i colpi di scena, mentre il Tempo, inesorabile seppur fragile nel suo equilibrio, svela segreti passati e aggiunge mistero al presente.


"Una singolare visione la impressionò più delle altre: proprio in prossimità dell'entrata
principale sorgevano due gigantesche statue, quella alla sua sinistra era costituita da una
composizione molto moderna di scintillante acciaio aggrovigliato su sé stesso, rappresentante
un uomo nell'atto di scattare in avanti, ai piedi del quale, incisa sul lucido metallo, spiccava la
scritta EX FUTURO (dal Futuro); quella di destra invece era decisamente classica, con un
inconfondibile stile rinascimentale, realizzata in bianchissimo marmo e costituita da una figura
maschile atletica e molto realistica, anch'essa nel chiaro intento di correre; ai suoi piedi la
scritta che figurava era: AD PRAETERITUM (verso il Passato). Le due imponenti statue,
seppur così diverse negli stili, sembravano quasi andarsi incontro. Sorrise pensando tra sé che
quella era stata una bella trovata di stile; forse un po' autocelebrativa, ma decisamente
azzeccata.
E non avrebbe potuto immaginare quanto realmente lo fosse."


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