Faccia a Faccia con Daniele Cambiaso

26.09.2023

1. Come hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?

Sono sempre stato un lettore molto forte e ho iniziato nei primi anni del Duemila a occuparmi di recensioni di gialli e noir. Questo mi ha portato a conoscere e frequentare di versi autori, tra i quali mi è particolarmente caro ricordare Leonardo Gori, Angelo Marenzana e Marco Vichi. Da qui è nato, quasi per caso, l'invito a provare a scrivere un racconto per un'antologia, la storia mi è esplosa letteralmente nel computer e così, nel 2008, sono giunto a pubblicare il mio primo romanzo, "Ombre sul Rex", per la Fratelli Frilli Editori. Da allora sono passati un po' di anni, una decina di romanzi, un'infinità di racconti e progetti letterari curati da solo o con altri autori… Insomma, la passione è più forte che mai!


2. Che tipo di scrittore sei? Organizzi il lavoro prima di metterti a scrivere o segui l'ispirazione? Parlaci di come procedi durante la stesura di un romanzo.

In genere catturo uno stimolo, un nucleo attorno al quale si catalizzano le idee. Da lì in poi, inizio a strutturare una sorta di canovaccio sulla vicenda che intendo raccontare, soprattutto se, come spesso mi accade, scrivo a quattro mani. In questo caso, sono fondamentali le chiacchierate preparatorie, gli scambi di idee. Senza essere troppo rigidi, però, perché spesso la storia, mentre viene scritta, prende direzioni inaspettate e sorprendenti, i personaggi in qualche modo prendono vita ed è sempre bene ascoltare quello che hanno da dire…


3. Cos'hai provato la prima volta che hai tenuto in mano il tuo romanzo? Com'è stato vederlo sugli scaffali delle librerie o scoprire che qualcuno lo stava leggendo?

Un'emozione incredibile, fortissima. Ero quasi incredulo. Così come lo ero ogni volta che lo avvistavo nelle librerie o quando mi trovavo a firmare le copie al termine delle prime presentazioni. Tra l'altro, "Ombre sul Rex" fa riferimento al celebre transatlantico vincitore del Nastro Azzurro, di cui mio nonno fu uno dei progettisti. Vedere la prua della nave campeggiare sulla copertina, concepita personalmente dal compianto Marco Frilli, ha aggiunto emozione e commozione.


4. Prima di essere uno scrittore, sei un lettore appassionato? Qual è stato il tuo primo libro? Qual è il tuo autore preferito? Qual è il tuo genere preferito?

Sono un lettore voracissimo, ho una biblioteca di oltre cinquemila volumi e continuo ad acquistare più libri di quanti concretamente possa leggerne, ma non posso farne a meno. Ricordare il primo? È impossibile! Di certo, da ragazzo ricordo una passione viscerale per i Gialli Mondadori per Ragazzi. Ora come allora la mia giornata non può concludersi senza che io abbia dedicato un po' di tempo alla lettura, per me è linfa vitale. Per quanto riguarda i generi, amo leggere la narrativa di tensione in tutte le sue declinazioni (gialli, noir, spy, thriller…), mi piace l'ucronia (mi piacerebbe scrivere un romanzo di storia controfattuale e prima o poi…) e prediligo anche la saggistica dedicata soprattutto ai grandi argomenti di storia contemporanea. Autori? Ne ho veramente un'infinità, tutti mi hanno regalato almeno qualche pagina che ho amato o per la quale mi sono emozionato. In questo momento, adoro Davide Longo, Carlo Lucarelli (il ciclo dedicato al commissario De Luca per me è il grado zero dello scrivere del e sul ventennio fascista), Ben Pastor, Leonardo Gori, Marco Vichi, Giulio Leoni, Bruno Morchio, Giuseppe Genna, Loriano Macchiavelli, i Wu Ming, Ilaria Tuti, ma potrei citartene moltissimi altri. Tra gli stranieri apprezzo molto Philip Kerr, Veit Heinichen, James Ellroy, Leonardo Padura Fuentes, Hervé Le Corre, Martin Cruz Smith, James Lee Burke, Arnaldur Indridason, Volker Kutscher… Senza dimenticare autori classici come Vittorini, Silone, Pavese, Fenoglio, Chiara. Impossibile davvero, per me, isolarne uno!


5. Hai qualche rito particolare che segui prima e durante la scrittura? Hai un posto dove preferisci scrivere? Le tue sessioni di scrittura hanno una colonna sonora oppure hai bisogno di assoluto silenzio per concentrarti?

Non ho riti particolari, lavoro prevalente di mattina (quando sono in ferie) o in tarda serata alla mia postazione pc e, se non sono a casa, mi creo un mio piccolo rifugio. Ascolto musica, ma non sempre, prediligendo colonne sonore o versioni strumentali, possibilmente in armonia con l'atmosfera della scena che sto scrivendo. Nelle fasi più delicate di revisione, però, ho bisogno di un silenzio pressoché perfetto.


6. A quale dei tuoi romanzi sei più legato e perché?

A tutti, sinceramente. In modo particolare mi sento legato a "Ombre sul Rex", il mio romanzo d'esordio, e a "Genova scelte di sangue", scritto con Sabrina De Bastiani, perché credo di essere riuscito in queste pagine a esprimere meglio e con maggiore equilibrio il mio modo di approcciarmi a una narrazione. Diciamo che è un po' il romanzo della maturità, se così posso dire. Ovviamente, è un processo in divenire…


7. Tre curiosità su di te come scrittore. Raccontaci.

Addirittura tre? Beh, posso dirti che sono diventato anche un personaggio dei romanzi di alcuni miei carissimi amici. Leonardo Gori ha creato un personaggio molto pittoresco, Daniele, che affianca Bruno Arcieri nelle sue indagini e mi fa sorridere il fatto che utilizzi alcuni intercalari tipici delle nostre conversazioni. Ogni tanto lo maltratta un po' e io me la prendo… Scherzo, naturalmente: lo considero un grande gesto di amicizia e un vero privilegio. Anche il grande regista Umberto Lenzi, che ha scritto degli ottimi noir ambientati nel mondo del cinema, mi ha fatto diventare un anatomopatologo pasticcione in uno dei suoi romanzi!


Le domande dei lettori

1. Che materia insegni e a che livello? I tuoi studi per l'insegnamento ti aiutano nella stesura di un romanzo?

Sono laureato in Lettere moderne e insegno Lettere nella secondaria di primo grado. Direi che non c'è un rapporto diretto tra il mio mestiere di insegnante e la scrittura, se non la grande passione per la narrativa ( e per la Storia contemporanea) che da sempre mi ha orientato negli studi prima, nella scelta lavorativa e nel piacere di lavorare con i ragazzi a scuola poi. Quando ho scritto un romanzo per ragazzi, invece, ammetto che il mio contatto quotidiano con gli adolescenti mi ha ispirato molto nel tratteggiare i personaggi e nel recuperare pure qualche episodio divertente da inserire per alleggerire la tensione.  

Insegni lettere però non tecnica quindi forse sarai anche più severo con loro.. spero di no, soprattutto per loro chissà che terrore i temi!  

Dovremmo sentire loro per sapere cosa ne pensino. I superstiti, almeno... scherzo!!!

2. So che ti piace scrivere spesso con altri autori. È una scelta che hai fatto perché trai una maggiore soddisfazione confrontandoti con altri scrittori o ci sono altre ragioni?

La scrittura è un'attività tendenzialmente solitaria, a me piace molto condividere ogni fase di creazione e di stesura con altri autori con cui avverto particolare feeling. Il confronto e la discussione mi stimolano moltissimo e, fondamentalmente, nella stesura a quattro mani mi diverto molto. Spero che questo poi arrivi alle lettrici e ai lettori. 



Trama:

Autunno 2008, alta Valpolcevera. Durante i lavori per il potenziamento di un metanodotto, viene ritrovato il cadavere di un uomo, privo della testa e i cui polpastrelli sono stati abrasi. Si tratta di un delitto legato al traffico di droga e alla malavita organizzata? Oppure c'entrano qualcosa i macabri rituali di cui si trovano tracce nella zona? Chi sono i misteriosi satanisti che si muovono come spettri nei luoghi più impervi e desolati? Sono davvero professionisti affermati e insospettabili, come dice qualcuno? Il tenente Pietro Farnè del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Genova viene incaricato delle indagini e il caso fin da subito appare complicato. Nell'inchiesta viene coinvolta anche Mistral Garlet, che ha intrapreso da poco la carriera nell'Arma. È proprio lei a notare un dettaglio che potrebbe portare a una svolta decisiva, ma Mistral esita, perché quello stesso dettaglio si collega a una pagina oscura del proprio passato. Un passato che lei vorrebbe dimenticare, ma che ora torna a esigere il suo tributo di sangue. E Pietro sembra accorgersi di qualcosa... La verità mostra molte facce e gioca a nascondino nei vicoli della Genova multietnica, nei quartieri della periferia postindustriale e nell'entroterra ancora rurale al confine con il Basso Piemonte. È un gioco molto pericoloso, in cui si impara a diffidare di tutti e a fare i conti con i propri lati oscuri, mentre le vittime aumentano ed esigono giustizia. Per Mistral e Pietro giunge il tempo di decidere di chi fidarsi per affrontare un nemico potente e senza volto. È il tempo delle scelte. Di sangue. 

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Lunedì 06 Ottobre 2008

Genova centro

Mattina

Il cellulare vibra nel taschino del giubbotto del tenente Pietro Farnè, proprio nell'istante in cui fa cenno al brigadiere Ferraro di avviare il motore e riportarlo al Comando.

Avverte tutta la tensione e la stanchezza di una nottata infruttuosa concentrarsi nella morsa che gli tormenta la nuca. Le ore noiose di appostamento, le chiacchiere oziose col brigadiere che progressivamente si spengono, la forzata intimità nell'abitacolo di un'auto civetta mentre i pensieri tracimano e scavano nell'anima. È un ufficiale, ama stare sul terreno a condividere il lavoro dei suoi uomini, anche quando ciò significa fatica, frustrazione, delusione. Forse, soprattutto in quei momenti. Ora tutto questo si concentra lì, in quella fitta che pulsa e si irradia per il cranio. Il desiderio di una doccia tiepida e qualche ora di sonno viene spezzato dal ronzio del cellulare. Farnè legge il numero sul display e soffoca un'imprecazione. Quando a chiamare è personalmente il colonnello Ricci, in genere ci sono encomi o guai in vista. E da troppo tempo Pietro Farnè non merita un encomio.

«Comandi, colonnello.» Si schiarisce la voce. Dal rettangolo dello specchietto di cortesia lo scrutano due occhi di ghiaccio arrossati e circondati da un reticolo di rughe. Stenta a riconoscersi.

«Farnè, abbiamo un problema serio. So perfettamente che sta rientrando da un appostamento faticoso, ma mi serve la sua esperienza.»

Ci mancava solo questa, pensa Farnè.

«Ma l'inchiesta, colonnello?»

«Si tratta di un giro di spaccio di scarsa entità. Possono portarla avanti il tenente Desideri e una squadra dei suoi. Saprà guidarli anche se non lavora gomito a gomito con loro.»

Il tenente vorrebbe chiedere perché tocchi a lui, perché non venga inviato qualche altro al suo posto, ma sa perfettamente che sarebbe inutile.

«Comandi, colonnello.»

«Non si faccia idee strane, tenente. Non mi sto accanendo su di lei. Diciamo che ho il sentore che in questo caso possa tornare utile la sua esperienza maturata nei servizi.»

Farnè sente una scossa attraversargli il corpo. La voce di Ricci gli giunge come se si trovasse sott'acqua «E ora prenda nota del posto, tenente…» ed è in quell'istante che gli sembra di vederlo.

Incongruo, allarmante.

Il punto di innesco di una miccia.

Lunedì 06 Ottobre 2008, Comando Stazione Carabinieri Genova Bolzaneto

Mattina

«Maresciallo Garlet.»

«Buongiorno maresciallo capo Arcuri. Ho appena parcheggiato, salgo» le mani a rovistare nella borsa per un fazzolettino, il cellulare, precariamente tra collo e spalla, che rovina a terra.

«maresciallo capo ... ecco, scusi…»

«Tutto a posto, maresciallo Garlet? Qualcosa non va?» Una nota di divertimento nella voce del superiore. Mistral la coglie e si morde l'incavo della guancia.

«Abbiamo un problema serio, non salga neppure, deve recarsi su una scena.» continua «C'è bisogno anche di lei.»

«Adesso? Dove precisamente? Chi troverò lì?»

«Forse la domanda giusta è cosa. Si segni questo indirizzo...»

Mistral esegue, appoggia la borsa al cofano, estrae un taccuino e scrive. La punta della matita si spezza e raschia il foglio. Un presagio? Chiude gli occhi un secondo. Aggiusta il tono di voce. «Bene, la aggiorno quando sono in loco».

«Ci sarò anch'io, più tardi vi raggiungo. Le invio un po' di materiale nel frattempo. Garlet, una cosa… non si lasci intimidire.»

Da chi? Chi troverò lì, Arcuri? Cosa troverò?

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