Faccia a faccia con Elisabetta Flumeri e Gabriella Giacometti

21.11.2022

· Prima di essere uno scrittore, sei un lettore appassionato? Qual è stato il tuo primo libro?

E&G: Assolutamente sì! Secondo noi non è possibile scrivere se non si è accaniti (e possibilmente onnivori) lettori. I segni del destino: per tutte e due la prima lettura è stata "I pirati della Malesia" di Salgari, quando avevamo sette anni.

· Qual è il tuo autore preferito? Qual è il tuo genere preferito?

Gab: In assoluto Tolstoj. Per quanto riguarda invece l'autore del mio genere preferito, il giallo/thriller, Fred Vargas a pari merito con John Dickson Carr.

Eli: in assoluto Stendhal. Per quanto riguarda il genere, il noir, Jean Claude Izzo a pari merito con Scerbanenco.

· Che tipo di scrittore sei? Organizzi il lavoro prima di metterti a scrivere o segui l'ispirazione? Parlaci di come procedi durante la stesura di un romanzo.

E&G: dato che scriviamo insieme praticamente da sempre, in linea di massima abbiamo lo stesso metodo. Siamo due persone organizzate e convintamente strutturaliste, quindi discutiamo a lungo sul tema, ovvero quello che vogliamo dire con l'argomento che abbiamo scelto di trattare, e sui personaggi, approfondendo il profilo e le relazioni tra loro. Poi procediamo con la scaletta dettagliata e, finché non siamo convinte (questo significa scrivere e riscrivere e spesso buttare, se non tutto, una buona parte del lavoro fatto) non cominciamo con la stesura vera e propria del romanzo. L'ispirazione che viene dal cielo per noi non esiste, invece esistono gli spunti che sono offerti dalla realtà intorno a noi, dalle storie delle persone, dalla cronaca, da un'immagine e via dicendo.

· Come hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?

Eli: io ho sempre voluto scrivere, da quando ero bambina, e non ho mai pensato di fare altro. Volevo raccontare storie come quelle dei miei libri preferiti e volevo che gli altri le leggessero e si emozionassero come mi emozionavo io.

Gab: io volevo fare l'attrice, però già da ragazzina scrivevo testi teatrali che poi recitavo insieme ai miei amici. L'incontro con Elisabetta mi ha fatto focalizzare di più sulla scrittura, ma in realtà anche io volevo mettere in scena le mie storie sul mio personale palcoscenico perché gli altri si riconoscessero e fossero coinvolti con la testa e con il cuore.

· Cos'hai provato la prima volta che hai tenuto in mano il tuo romanzo? Com'è stato vederlo sugli scaffali delle librerie o scoprire che qualcuno lo stava leggendo?

E&G: un'emozione pazzesca. Che si è ripetuta ogni volta che cambiavamo genere e pubblico.

· Hai qualche rito particolare che segui prima e durante la scrittura? Hai un posto dove preferisci scrivere? Le tue sessioni di scrittura hanno una colonna sonora oppure hai bisogno di assoluto silenzio per concentrarti?

Gab: in realtà non è proprio un rito, però io mentre scrivo parlo, nel senso che interpreto quello che scrivo, in particolare i dialoghi. Probabilmente è un retaggio di quando facevo l'attrice, ma se non 'recito' ho la sensazione che i personaggi non assumano spessore e concretezza. Eli dice che "faccio le voci", anche se sinceramente io non me ne rendo conto. Ma è il motivo per cui non possiamo scrivere nella stessa stanza, perché giustamente lei si deconcentra. Il posto dove preferisco lavorare è il mio studio, isolato dal resto della casa, al centro del giardino, dove me ne sto in compagnia solo dei miei animali. Mi piace scrivere con un sottofondo musicale, non in silenzio, possibilmente con una musica in sintonia con la scena che sto scrivendo in quel momento.

Eli: io prima di cominciare la stesura vera e propria di una scena (noi, da sceneggiatrici, continuiamo a chiamare i capitoli 'scene', deformazione professionale) mi faccio una scaletta delle emozioni che devono venir fuori da quella specifica scena. Le metto giù senza un ordine preciso, come mi vengono e magari per tirarle fuori mi faccio aiutare dalla musica. Insomma faccio una sorta di scavo emotivo. In fase di stesura ricucio il tutto dandogli un ordine e aggiungendo la necessaria 'cucina'. Quando devo organizzare il lavoro anch'io ho bisogno di stare alla mia scrivania davanti al Mac, ma mentre prendo i miei 'appunti emotivi', preferisco stare in giro, magari sul treno, davanti al lago (io vivo sul lago di Bracciano), su un prato, in un bar o in un qualsiasi posto dove mi sia possibile tirar fuori il mio block notes e appuntarmi tutto quello che mi viene in mente. Questo risponde anche alla domanda sull'assoluto silenzio: figuriamoci, sia Gab che io siamo da sempre abituate a scrivere con qualsiasi tipo di rumore di sottofondo, dalle grida dei figli, all'abbaiare e miagolare dei nostri animali, al traffico cittadino. È un ottimo esercizio per mantenere la concentrazione!

· A quale dei tuoi romanzi sei più legato e perché?

E&G: anche in questo caso ci troviamo d'accordo, al nostro ultimo uscito "Se la città dorme", perché gli abbiamo dedicato tante energie, mesi di si letture, di incontri, di interviste per entrare in sintonia con un mondo che non ci apparteneva e che volevamo descrivere con rispetto e delicatezza. Il personaggio di Luce, in questo senso, è stato molto 'sofferto', ma proprio per questo lo abbiamo sentito autentico e nostro in un modo che ci ha coinvolte completamente. Non vi nascondiamo che uno dei motivi per cui siamo particolarmente legate a lei e alla sua storia è l'impatto incredibile che ha avuto su lettrici e lettori, che sinceramente non ci saremmo mai aspettate. Abbiamo rischiato, affrontando e prendendo posizione su un tema delicato e difficile, e sapevamo che avrebbe potuto ricevere molte critiche. Invece il pubblico si è dimostrato molto più avanti di quanto pensassimo e ha fatto a Luce un'accoglienza che ci ha commosso.

· Come organizzate il lavoro scrivendo un romanzo a quattro mani?

E&G: come abbiamo accennato sopra, discutiamo a lungo sull'argomento, sul tema e sui personaggi, senza remore nel dire quello che pensiamo. Quando abbiamo definito una trama di massima, ovvero sappiamo come partiamo e dove andiamo a finire, inizia la fase più complessa, quella in cui scalettiamo, come se si trattasse di una sceneggiatura, tutte le scene del romanzo. Prima ci occupiamo dell'ossatura della trama, che per un giallo o un thriller è un lavoro che richiede un'attenzione continua perché tutto, anche il minimo dettaglio/indizio, alla fine deve tornare. Poi riprendiamo le linee emotive di ogni personaggio, le controlliamo e le approfondiamo. Quando la scaletta è pronta, ci dividiamo quotidianamente le scene (una media di una o due al giorno a testa) e, una volta scritte, ognuna di noi le invia all'altra che le controlla, toglie, aggiunge o corregge. In questo modo riusciamo a ottenere un prodotto omogeneo. Quando abbiamo finito, lasciamo riposare il romanzo per qualche giorno, poi ognuna di noi fa la sua lettura per evidenziare eventuali "bachi" (ovvero errori strutturali, purtroppo succede), suggerire il taglio di rami secchi, rilevare incongruenze, comportamenti incoerenti dei personaggi, dosaggio della presenza dei protagonisti e controllo accurato delle linee emotive che sono, a nostro avviso, quelle a cui il lettore si appassiona di più anche rispetto alla trama gialla o thriller, che comunque deve avere un meccanismo ben funzionante. Ma anche un meccanismo perfetto da solo non basta, senza le linee emotive si tratterebbe di una storia priva di anima. Ed è su quelle che lavoriamo finché i personaggi non conquistano la loro autonomia.

· Tre curiosità su di voi come scrittrici. Raccontateci.

E&G: ci siamo incontrate a diciotto anni a un corso di francese, Eli voleva scrivere ma cercava una strada in ambito universitario mentre Gab faceva l'attrice di teatro. Quasi per gioco abbiamo deciso di provare a cimentarci in un genere che già all'epoca faceva furore: il rosa. Abbiamo comprato montagne di romance e li abbiamo studiati, poi ci siamo lanciate ed è nato "Un sogno di cristallo". Dopo vari rifiuti, ce lo acquistò "Intimità" per l'omonima collana. Prima grande emozione. Da allora abbiamo cominciato a fare sul serio e deciso che quello sarebbe stato il nostro lavoro.

Una cosa buffa che ci accomuna e nella quale continuiamo a perseverare sono gli errori con i nomi. Spesso e volentieri, strada facendo, i nostri personaggi cambiano nome (e a volte anche cognome) senza quasi che ce ne rendiamo conto. Poi a un certo punto ci guardiamo e ci chiediamo: ma questo/a chi è? Non si chiamava XY? Perché accada, sinceramente, non lo abbiamo mai capito e quando alcune colleghe ci spiegano che passano anche vari giorni per decidere il nome di un personaggio ci sentiamo sempre un po' in colpa...

Last but not least, ci siamo rese conto solo a un certo punto (perché ce lo hanno fatto notare delle lettrici attente) che, di qualsiasi genere scriviamo, l'argomento centrale è sempre la famiglia, nel bene e nel male, anche se ogni volta sotto aspetti diversi. Spesso mettiamo in scena legami familiari complessi, contorti, difficili e dolorosi, ma quasi sempre con una nota finale di speranza perché, come teniamo a sottolineare, in un certo senso noi siamo state una la famiglia elettiva dell'altra. E siamo ancora qui.

Grazie per averci dedicato questo spazio!

Le domande dei lettori

1. Vorrei sapere chi è Giulia Beyman? 

Giulia Beyman è molte cose: prima di tutto un'amica, poi una collega sceneggiatrice con cui abbiamo lavorato in tv, una delle autrici autopubblicate più vendute in Italia e, last but not least, la nostra "collega di crimini" nella serie di Emma &Kate, che abbiamo progettato insieme e di cui è da poco uscito l'ottavo volume (firmato da lei) mentre Gabriella ed io stiano lavorando al nono. 

2.Come vi organizzate tecnicamente per scrivere a quattro mani? Ognuna di voi scrive un brano/capitolo? Oppure solo ciò che riguarda un dato personaggio? E cosa usate? File su Cloud con scrittura sincrona oppure scambio di file via mail con scrittura asincrona (scrive chi ha il file e l'altra aspetta). Sono sempre molto curiosa di conoscere i metodi e i trucchi di coloro che scrivono in coppia

Noi ormai siamo molto rodate dato che scriviamo insieme da tanti anni e abbiamo mantenuto sempre lo stesso metodo, anche se aggiornandolo con le nuove tecnologie. Lungo lavoro preliminare su personaggi, relazioni emotive e plot, scaletta dettagliata delle 'scene'( che corrispondono ai capitoli) poi si procede con una o due scene al giorno per una su file diversi, a fine giornata ce le scambiamo per le correzioni reciproche e poi le mettiamo sul file della prima stesura che abbiamo tutte e due e procediamo così fino all'ultima scena. 

3. Qualcuna di voi due ha mai scritto e pubblicato da sola o sempre a quattro mani?

Gabriella: io ho scritto delle sceneggiature con altri colleghi, libri mai. Sinceramente non ci ho mai pensato .

Elisabetta: io ho scritto un racconto a cui tengo molto che è stato pubblicato da Audino editore tra i vincitori di un concorso di memoir, poi molte recensioni e traduzioni. Un romanzo è nel cassetto per ora abbiamo tanti progetti insieme che hanno la priorità. 

                   FALSE VERITÀ

Un uomo di potere, una famiglia dal passato tormentato, un patrimonio che fa gola a molti. La giovane fisioterapista Chiara Colombo, per fuggire da una relazione violenta insieme al suo bambino, accetta l'ospitalità di un ricco e anziano paziente, Giulio Dalmasso. Ma l'uomo viene ucciso e per la polizia è lei la principale sospettata.La posta in gioco è altissima e Chiara rischia di perdere tutto. Disperata, chiede aiuto a Emma, a cui Dalmasso si era rivolto prima di essere assassinato, senza però spiegarle il motivo della richiesta. L'investigatrice, affiancata dalla celebre giallista Kate Scott, crede nell'innocenza di Chiara, al contrario del vicequestore Andrea Del Greco, combattuto tra l'amicizia per Emma e la convinzione che abbia scelto il lato sbagliato della barricata.Chi è colpevole della morte di Giulio Dalmasso? Perché ha infierito con una rabbia inaudita? Emma e Kate devono fare appello a tutte le loro capacità intuitive e spingersi oltre le apparenze, alle radici dell'odio, dove si cela una verità sconvolgente e occultata a caro prezzo.

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              L'ULTIMO VERDETTO

Chi ha ucciso con 47 ferite di arma da taglio Michela Sala, nota performer milanese, artista controversa e trasgressiva?
Per la legge, i giornali e l'opinione pubblica Cristiano Di Donato, il suo pupillo e amante. Il verdetto è stato unanime in tutti e tre i gradi di giudizio: colpevole.
E adesso, nel carcere dove da dieci anni sta scontando la condanna, Cristiano tenta il suicidio. Sua sorella Simona, l'unica che gli sia rimasta accanto, non si arrende. Sa che Cristiano non ha ucciso Michela perché l'amava profondamente e si rivolge ad Emma per trovare le prove che possano far chiedere la revisione di un processo che è stato indiziario e a senso unico. E smascherare così l'assassino che ha incastrato suo fratello.
Sembra un'impresa impossibile, ma scavando nelle vite dei quattro giovani che, insieme a Di Donato, furono scelti per l'ultima ed estrema performance della Sala, Emma e Kate si rendono conto che troppe cose non tornano e che ognuno di loro ha qualcosa da nascondere.
Mentre un'ipotesi ben diversa comincia a prender forma, una morte improvvisa e sospetta fa comprendere alle nostre che qualcuno è deciso a tutto pur di impedire che la verità venga alla luce. Anche a uccidere. 

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                  SE LA CITTÀ DORME

Luce Giordano è una combattente. Non si arrende. Mai.
Anche se, per la scelta che ha fatto, il sostituto commissario della Omicidi ha pagato e paga ancora un prezzo altissimo.
Nel lavoro e negli affetti.
Ma non si è mai pentita ed è fiera di essere una poliziotta speciale e fuori dagli schemi, che si è conquistata sul campo la stima e il rispetto della squadra.
Però non immagina che sta per affrontare la sfida più difficile, che metterà a rischio non solo la sua vita ma tutto quello per cui ha combattuto. Nello scenario da fiaba gotica del quartiere Coppedè, tra le mura abbandonate di Forte Antenne e all'ombra della sagoma spettrale del Gazometro, agisce un efferato assassino, i cui delitti stringono Luce in una morsa sempre più asfissiante.
Solo lei può fermarlo, con l'aiuto della sua squadra di fedelissimi e il sostegno del nuovo capo della Omicidi, un uomo che rifiuta di cedere ai pregiudizi e che combatte con le ombre di un passato che non riesce a seppellire.
È una corsa contro il tempo, su un terreno infido e mutevole, dove le certezze si trasformano in dubbi e viceversa.
Con la consapevolezza che chi ha ucciso sta per farlo ancora. 

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