Faccia a Faccia con Gabriele Cantella

21.11.2023

1. Come hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?

Quello per la scrittura è un amore primordiale, un impulso insopprimibile, più un'urgenza che un interesse o un passatempo, a volte anche una cura per le ammaccature dell'anima. Scrivere per me stesso ancor prima che per gli altri, uno spazio personale, una dimensione intima in cui dar vita a personaggi e storie nati dalla fantasia, ma sempre ancorati alla vita, quella vissuta, quella quotidiana. Scrivendo per me, cominciava a farsi largo l'esigenza di scrivere anche per gli altri, di condividere con loro un po' di me, anzi, tanto di me.

2. Prima di essere uno scrittore, sei un lettore appassionato? Qual è stato il tuo primo libro? Qual è il tuo autore preferito? Qual è il tuo genere preferito?

Sono un lettore affamato, i libri li consumo, bramandone ogni pagina, assaporandone ogni parola. Il primo libro che ricordo di aver letto in modo consapevole è 'Il Duello' di Joseph Conrad. Il mio autore preferito rimane sempre, sopra ad ogni altro, Victor Hugo. Il genere che leggo di più è il giallo, ma nella mia libreria trovi di tutto: dai grandi classici alla saggistica…

3. Che tipo di scrittore sei? Organizzi il lavoro prima di metterti a scrivere o segui l'ispirazione? Parlaci di come procedi durante la stesura di un romanzo.

Sono uno scrittore 'disorganizzato', non il tipo che si siede davanti al computer e batte sulla tastiera un certo numero di pagine al giorno sempre nella stessa fascia oraria. Uso molto il cellulare per scrivere perché lo porto con me ovunque ed io scrivo ovunque: in metropolitana, in aereo, all'intervallo di un film al cinema, spesso camminando per strada. L'unico lavoro preliminare che compio è la stesura di uno storyboard con i passaggi fondamentali della trama, una sorta di traccia da seguire, di cui a volte resta poco alla fine, perché la scrittura mi porta in direzioni inattese e insospettabili.

4. A quale dei tuoi personaggi sei più legato e perché?

È quasi inevitabile affezionarsi ai propri personaggi, perché dentro a ciascuno di essi metto qualcosa di me, ma quello a cui rimango più legato è il detective privato protagonista delle mie storie: Giovanni Alma. Mi somiglia molto, incarna la parte più intima e inaccessibile del mio essere, quella sommersa, un magma incandescente di inquietudini, paure, pensieri, dubbi, sentimenti, che ribolle da qualche parte in fondo all'anima.

5. Esiste un personaggio di un romanzo che avresti voluto creare tu? Quale?

L'Ispettore Javert de 'I Miserabili', l'incarnazione di una giustizia cieca e ottusa, che risponde ad un ideale di rettitudine genuina e incrollabile: un uomo che nel suo slancio costante di servire la giustizia finisce invece per tradirla.

6. Hai realizzato i tuoi sogni da bambino? Era già in programma di diventare uno scrittore o non ci avevi mai pensato da piccolo? Riesci a scrivere a tempo pieno o devi dividerti con altre attività remunerate?

Da bambino non mi immaginavo ancora scrittore, mi vedevo più calciatore e il calcio è diventato un lavoro per me, che oggi sono giornalista sportivo a tempo pieno e scrittore in quello che rimane.

7. Tre curiosità su di te come scrittore. Raccontaci

  • Scrivo soprattutto di notte, un po' per mancanza di tempo durante la giornata, forse di più perché la notte in qualche modo mi protegge.
  • A volte ho la sensazione che qualcuno mi stia dettando la storia che sto scrivendo, come se le dita danzassero da sole sulla tastiera.
  • Non scrivo mai in silenzio, sempre musica o tv accesa in sottofondo: di solito film che ho già visto e rivisto, che creano intorno a me un'atmosfera 'familiare' e confortevole.

Le domande dei lettori

1. Ho visto che ti hanno pubblicato in Giungla gialla, collana di Mursia Editore. Complimenti! Che giudizio dai della collana?

Per me è un grande traguardo e motivo di orgoglio aver visto il mio romanzo pubblicato da una storica Casa Editrice come Mursia e nella collana ideata e diretta da Fabrizio Carcano, che ritengo il padre e miglior interprete del filone noir esoterico in Italia! Giungla Gialla segna un punto di svolta nella tradizione del nostro giallo, perché mette in primo piano i territori e le loro atmosfere, portando i lettori alla scoperta di luoghi mai esplorati o ancora poco conosciuti. Con Giungla Gialla abbiamo, per la prima volta, una geografia del giallo italiano da nord a sud!

2. La storia del tuo romanzo nasce da un qualche fatto reale o da una particolare suggestione o è del tutto frutto di fantasia? Questo è il tuo romanzo d'esordio? Continuerai con altre avventure del tuo detective privato o hai deciso di abbandonarlo al suo destino?

Nasce dalla mia curiosità per la figura di Giuda, quasi un'ossessione, un'urgenza di provare a comprendere le motivazioni profonde del suo gesto e la reale libertà di scelta dietro quel gesto… Giovanni Alma tornerà presto, promesso! 

Trama:

Sotto una pioggia fitta e ostinata, che in aprile a Gela non s'era mai vista, un serial killer invisibile e spietato semina una scia di morte e terrore. I delitti appaiono ancor più inquietanti perché compiuti in chiesa, durante la santa messa, nella Settimana di Pasqua. Accanto ai corpi delle vittime, trenta pezzi d'argento e un santino raffigurante una delle stazioni della Via Crucis. Mentre la Polizia insegue un fantasma al quale non riesce a dare un nome e un volto, l'investigatore privato Giovanni Alma indaga parallelamente alla ricerca del colpevole e delle ragioni che hanno armato la sua mano.

Il caso del serial killer della Via Crucis, così lo ha ribattezzato la stampa, diverrà per Giovanni Alma un'indagine su se stesso, un'occasione per ritrovare quel senso della vita ormai perduto da quando lei se n'è andata. La morte ha spezzato la vita di Marella e interrotto quella di Giovanni Alma, che si è condannato all'esilio dal mondo dei vivi, vagando senza titolo in quello dei morti, alla ricerca di un'ombra muta e invisibile. 


«L'ho raggiunta lì, avvicinandomi piano, perché il destino, il caso o Dio, chiamatelo come vi pare, non fa rumore. Stavo dietro di lei, potevo udire le sue preghiere, un lamento soffocato, intervallato da singhiozzi senza lacrime. Chissà per chi pregava, tempo sprecato comunque.»


"Quello che avrebbe visto, una volta entrato in Chiesa, Giovanni Alma lo sapeva già: l'odore della morte aleggiava nell'aria, mischiandosi a quello dell'incenso, che bruciava nei turiboli appesi ai lati dell'unica navata. Nell'angolo in fondo a destra, sotto alla bacheca delle attività della parrocchia, il corpo senza vita di un uomo sui quaranta, gli occhi ancora aperti, ma spenti, le labbra livide, appena schiuse a lasciar intravedere i denti incatramati da decenni di sigarette, caffè ed igiene orale latitante. Non doveva averci messo troppo a crepare, povero cristiano, ma abbastanza comunque per accorgersene: la ferita visibile sul petto, in corrispondenza del cuore, parlava chiaro. Il coltello, o qualunque altra cosa fosse, doveva essere penetrato fino al muscolo cardiaco, lacerandolo. Il sangue sparato fuori dall'arteria recisa aveva inondato il marmo della pavimentazione, disegnandovi sopra mille rivoli rossastri, che s'allargavano in ogni direzione come i tentacoli d'una piovra. Un omicidio insolito, commesso nel mezzo di una messa, in una chiesa piena di gente e quindi di potenziali testimoni, nella settimana di Pasqua, e per questo ancor più inquietante. Un delitto a sfondo religioso, pensò Giovanni Alma, che ne ebbe la certezza un attimo dopo, quando, avvicinandosi al cadavere e girandogli intorno, riconobbe quella che doveva essere la firma dell'assassino, come l'avesse fiutata. Accanto alla vittima, all'altezza del fianco sinistro, trenta pezzi d'argento in lingotti da 50 grammi e un Santino raffigurante la Prima Stazione della Via Crucis".


"Il sacerdote parve sorpreso, la modestia e Giovanni Alma viaggiavano da sempre in direzione diametralmente opposta, ma le persone cambiano. E lui era cambiato: quei dieci anni senza Marella lo avevano trasformato in qualcun altro. La vita che viveva, anzi che non viveva, non era quella che aveva vissuto. Si sentiva come Il Fu Mattia Pascal, che era stato Mattia Pascal e poi era diventato Adriano Meis. Allo stesso modo, lui era stato Giovanni Alma, ma non lo era più da un pezzo. E dunque chi era diventato? Marella s'era portata via il vero Giovanni Alma, lasciando al suo posto un Doppelgänger senz'anima, come quello che aveva sostituito nel mondo reale l'Agente Speciale Dale Cooper, rimasto intrappolato nella Loggia Nera. Aveva visto e rivisto Twin Peaks almeno un centinaio di volte ed ogni volta quella stanza con le tende rosse in cui transitavano gli spiriti in attesa gli pareva la sola dimensione possibile per lui. Una sorta di limbo claustrofobico in cui il tempo non scorreva mai, restando sospeso, cristallizzato in un unico istante eterno, sempre uguale".


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