Faccia a Faccia con Maria Antonietta Macciocu

03.10.2023

· Come hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?

Ho sempre scritto per me, poesie, racconti, senza immaginare che potessero diventare un lavoro post-pensione. Sono stata fortunata: al Salone di Torino, nel 2009, incontrai un'editrice sarda che si incuriosì alle mie poesie e le pubblicò nel 2010.

Poiché nel 2011 ci sarebbero stati i festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia, mi sollecitò un romanzo storico da presentare al Salone di Torino. Lo cominciai quasi per gioco con una mia amica, e diventò un impegno serio e faticoso: in 10 mesi scrivemmo 500 pagine, raccontando 150 anni di Storia d'Italia dalla parte delle donne. Nacque così "Petalie. Romanzo Popolare Sardo Piemontese" che ebbe un'ottima accoglienza di pubblico. Mi trovai scrittrice senza averlo deciso e continuai.

· Cos'hai provato la prima volta che hai tenuto in mano il tuo romanzo? Com'è stato vederlo sugli scaffali delle librerie o scoprire che qualcuno lo stava leggendo?

Incredulità e piacere. Una soddisfazione con me stessa, il piacere di scrivere per scrivere senza finalità di successo o arricchimento. Una risorsa in più nella vita.

· Hai qualche rito particolare che segui prima e durante la scrittura? Hai un posto dove preferisci scrivere? Le tue sessioni di scrittura hanno una colonna sonora oppure hai bisogno di assoluto silenzio per concentrarti?

Più che un rito è un metodo. Io provengo dal teatro e prima di mettere insieme parole ho bisogno di entrare nei personaggi, negli ambienti e nelle atmosfere. Se non ho questa molla non funziono. Scrivo nella sezione note dell'iPad, in qualsiasi ambiente possa accucciarmi, non mi dà fastidio neppure la televisione, riesco a estraniarmi. La musica la sento dentro di me, tutti i miei libri ne sono zeppi.

· A quale dei tuoi personaggi sei più legato e perché?

A Fiorenza di "Mia Stella Caduta" che rappresenta la mia generazione e la storia di una vita al femminile.

· Nei tuoi romanzi ci sono messaggi che vuoi trasmettere al lettore? Se sì, quali? Ci sono argomenti che non tratteresti mai nei tuoi romanzi? Quali e perché?

Non proprio messaggi ma inviti a parlare della vita, ad accettare l'ambiguità che alberga in tutti noi, a fare attenzione al mondo delle donne, di cui mi piace scrivere.

Non scriverei mai una storia fantasy o horror perché non sono generi nelle mie corde.

6. Quali sono le fasi e i passaggi che affronti quando finisci di scrivere un romanzo? E come procedi per arrivare alla pubblicazione? Come reagisci o hai reagito a un eventuale rifiuto da parte di una Casa Editrice a cui avevi mandato il tuo manoscritto?

Quando finisco un libro lo faccio leggere a poche persone fidate (mio marito, la scrittrice Bianca Pitzorno mia grande amica e la mia amica illustratrice Albertina Bollati, che ha anche illustrato "Tango Rosso" e "Una rete di fili colorati" e ascolto le loro osservazioni. Due li ho mandati ad editare all'agenzia di una buona editor. Gli editori li ho sempre trovati facilmente guardandomi attorno, alcuni si sono offerti loro. E mai a pagamento.

Ho ricevuto qualche no da case editrici ma non mi sono mai sfiduciata. E ho avuto ragione.

· Tre curiosità su di te come scrittore. Raccontaci

Succhio dalle cose intorno a me come Dracula il sangue. Tutto viene da me notato e reinventato nell'immaginazione. Anche se i personaggi sono ribelli come me e spesso non accettano di fare come io vorrei. Sono sempre io a cedere. Giro tra biblioteche, librerie, associazioni e da una regione all'altra con i miei libri, conosco nuove persone e creo nuovi eventi. Mi diverto molto e ringiovanisco.

Quando qualcosa di una persona a me vicina mi urta, grido che andrò a farmene una diversa nella scrittura. Il malcapitato è spesso mio marito: vado a creare un marito come voglio io, gli dico.

Le domande dei lettori

1. Come si trova a lavorare ora con un delinquente del rock ?

Lei non lo conosce ma le assicuro che è intelligente, divertente, fantasioso innovativo, imprevedibile, insomma è rock. Una ventata di giovinezza senza età. È un delinquente con cuore grande, tranne che con i finti buoni. Ce ne fossero come lui.

Trama:

A Lerici, nel corso di un autunno incredibilmente freddo, la giovane e affermata pittrice Tullia Renzi scopre il cadavere di due anziane signore e della loro domestica, tutte e tre torturate con strani segni sul viso simili a incisioni rituali. I sospetti degli investigatori, guidati dal giovane e prestante capitano Zani, si appuntano su un gruppo di conoscenti e amici che vivono l'uno accanto all'altro. Le indagini spaziano tra lontani episodi di guerra e infiltrazioni mafiose, tra rivalità spicciole e insospettate scoperte sugli indagati, mentre l'opinione corrente spinge per un serial killer e ne tratteggia plausibili profili. Quando altre due donne vengono assassinate con le stesse modalità, il sospetto di trovarsi di fronte a un maniaco diviene sempre più pressante. Vi si rassegna anche il capitano Zani, pur propenso, per esperienza e carattere, a continuare a credere a una soluzione meno mediatica e più casalinga, legata a vicende interne al gruppo. Prospettiva che pure lo tormenta, perché tra i sospettati c'è anche Tullia, con cui ha incominciato una promettente storia d'amore, nonostante i nodi irrisolti della sua vita privata. 


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Estratto:

Tullia avvertiva una sospensione, un'incertezza, come se il paesaggio fosse in imbarazzo per essere stato colto dal gelo ancora nella morbidezza dei colori autunnali, inadatti alla precisione puntigliosa del freddo. Era questo spaesamento che voleva rendere, la natura impreparata, sorpresa in un
momento di inadeguatezza. Osservava gli stacchi tra i bruni delle ombre e i marroni imbionditi delle foglie cadute, i colori ambrati e la fragilità sabbiosa delle foglie di lauro secche, quando il suo sguardo venne attirato da una chiazza più chiara delle altre su un tratto di terreno che appariva quasi bianco. Le foglie accartocciate sembravano formare un disegno simile a quello di una mano con la palma rivolta verso l'alto. Sembravano ... fu assalita da una curiosità inquieta. Si
avvicinò e per un attimo le si mozzò il respiro. Lentamente, con il cuore che martellava, si chinò. La mano le apparve con chiarezza. Cadde in ginocchio e tremando si sporse per guardarla meglio. Chiuse gli occhi e inghiottì, riaprì, si
obbligò ad allungare il braccio, doveva toccarla per capire: era fredda. Ma anche le sue mani erano gelate e lei non era sicura di quello che sentiva. Affannosamente cominciò a spostare le foglie. L'arto era scostato dal busto e lei lo liberò, poco a poco, dal polso fino alla spalla, risalendo sempre più adagio lungo il collo striato e il viso livido e irriconoscibile. I tratti erano contraffatti e resi più grotteschi dai segni sulle guance e sulla fronte, specie di cerchi che arrivavano fino all'attaccatura dei capelli. Con movimenti opposti scoprì anche la parte inferiore del corpo, che indifeso esibiva l'insulto cui era stato sottoposto. Avrebbe voluto strapparsi da lì ma non le riusciva, c'erano un tarlo dentro e un presentimento che le dicevano di guardare meglio, di non rimuovere quel dettaglio che aveva colto ma che non poteva e voleva mettere a fuoco, pena l'orrore della verità e il suo sconquasso. Eppure quel dettaglio era lì, e prendeva corpo sotto il suo sguardo, mostrandosi nella forma familiare che solo il giorno prima l'aveva portata a scherzarci su.

Trama:

A Lerici, nella luminosità del Golfo dei Poeti, gli invitati a un matrimonio attendono lo sposo. Ma Matteo Guerra non arriverà mai. Il suo corpo viene trovato in albergo, ucciso da un colpo di pistola.
A indagare è di nuovo il capitano Niccolò Zani con la sua squadra più compatta del solito, poiché il morto è il chiacchierato nipote della marescialla Stella, la collaboratrice più stretta del capitano.
Le indagini coinvolgono sia la vita privata sia quella professionale del morto: sarà questione di donne o di traffici illeciti, vista l'intensa attività amatoria e l'ingiustificato tenore di vita del Guerra.
Successivi delitti spingono ad indagare nel mondo dello spaccio e in quello dei furti e del contrabbando d'arte, tra le disordinate periferie e la malinconia delle case popolari di La Spezia, dove da tempo è approdata la mafia.
Come al solito il capitano deve vedersela anche con la sua vita privata, con l'invadenza della madre della fidanzata Tullia, con il matrimonio della sua ex moglie, e con Tullia stessa.
Per Zani trovare l'assassino e fare chiarezza sul privato saranno una sfida con se stesso, svelandogli una parte inconfessata di sé.


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Estratto:

Si guardarono un momento, valutandosi l'un l'altro.

È straordinariamente bello trapelava il pensiero incongruo dagli occhi della ragazza. Una constatazione davanti a un fenomeno impossibile da trascurare, ma che non la riguardava direttamente. È bella pure così provata scorreva Zani il viso contratto, che il trucco pesante non bastava a dissimulare.

Ebbe un impeto di pietà.

«Mi dica» chiese, questa volta quasi con dolcezza, «perché è stata a trovare Matteo, ieri sera? Perché lei c'è andata, vero, a trovare il suo ex amante?».

La domanda rimase un momento in sospeso e la donna sembrò valutare se valesse la pena di rispondere.

«Sì, ci sono stata, ma non era un ex.»

«C'è stata a far che?»

«A salutarlo.»

«A salutare uno che si sposava la mattina dopo? Non ha pensato

che fosse un po' tardi, che i giochi fossero ormai fatti. Perché insistere ancora?»

«Lei pensa che potevo fare a meno di umiliarmi, o peggio di perse- guitarlo. Non era così. Il nostro rapporto non era così. Ci amavamo... io

più di lui forse. Sì, io l'amavo tanto che ero disposta ad accettare, lei di sicuro direbbe così, di essere solo l'amante. Tutto sarebbe continuato come prima. Eravamo d'accordo.»

«Davvero? Non è quello che mi risulta. Mi hanno detto che Matteo si sentiva inseguito, braccato addirittura. Che voleva che la vostra storia finisse per poter vivere in pace il suo nuovo amore, così importante da averlo condotto al matrimonio.»

Il viso di Carla s'increspò come se fosse stata colpita da una fitta di malessere fisico. Un dolore improvviso e lancinante, come quello di un molare malato.

«So chi è stato a dire questo. Quella lì.»

«Non solo lei.»

«Beh, si sbagliano, si sbagliano tutti... Io amavo Matteo e lui amava

me.»

«Però sposava un'altra.»

«Non sia ingenuo. Questa è una cosa diversa. Ci sono tanti motivi

per sposarsi.»

«Vuol dire che Matteo si sposava per interesse?»

«Se vuole, ma non solo.»

«Non mi risulta che ne avesse bisogno.»

«I soldi non sono mai troppi. E lui era un uomo molto ambizioso.» «E abile con le donne. Molto abile, mi pare.»

«Se intende metterla così» lo sguardo che alzò su Zani lo fece quasi

sentire in colpa.

«Comunque ieri sera è andata a trovarlo.»

«Sì.»

«Mi racconti.»

«Niente, sono entrata in camera, abbiamo bevuto un bicchiere insie-

me e me ne sono andata.»

«Non avete discusso, litigato?»

«No.»

«Non avete avuto neppure un rapporto, l'ultimo prima del grande

passo?»

«No, gliel'ho detto. Abbiamo bevuto un bicchiere, gli ho fatto gli

auguri e basta.»

«Una conoscente di passaggio.»

«Non avevamo molto da dirci. Tutto era già stato detto.»

«Allora perché andarci?»

«Volevo vederlo, solo vederlo. Poi sarebbero partiti per il viaggio di

nozze, sarebbe stato via per un po'. Avevo voglia di salutarlo. E quello ho fatto. Inoltre dovevo dargli una cosa.»

«Cioè?»

«Una cosa... ma lei non può capire» arrossì.



Trama:

Tango Rosso è la storia di un profondo legame di dipendenza psicologica, percepito come intensità dell'amore e rappresentato come causa ed effetto di ogni scelta della protagonista Giulia. Di una passione tra un uomo e una donna che si alimenta per vent'anni di tenerezze e di grandi promesse, di speranze e di illusioni, prima di precipitare nella paura e nel dramma. Di un sogno da romanzo rosa che si sgretola negli anni, passando dall'incantesimo di una felicità da fiaba alla rinuncia di sé, all'isolamento, al controllo, fino a scivolare nella violenza e nella disperazione. Della difficoltà di Giulia a separarsi dalle illusioni, a districarsi dal groviglio dei sentimenti che le impedisce di riconoscere ed ammettere una realtà diversa, di fuggire da una dimensione capovolta rispetto a quella in cui ha creduto, per quanto penosa sia diventata. Perché niente, dentro, è chiaro e netto come dovrebbe. Dell'incontro con donne di differenti femminilità, talvolta impreviste. Della salvezza in un atto istintivo che, quando arriverà, sarà anomalo e spiazzante, fuori da cliché di modelli esemplari. Dello strazio che rimane dentro, forse per sempre. 

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Andò in soggiorno, aprì la portafinestra e uscì in terrazzo com'era, scalza e in slip, respirando lungo per riempirsi del sollievo di donna libera.

Era il pomeriggio di un settembre estivo, il sole brace, l'acqua olio, le navi immobili; era il pomeriggio perfetto del nuovo inizio. Rientrò in casa e si preparò a festeggiare.

Tamponò il viso con cubetti di ghiaccio, sfumò il correttore sopra le occhiaie, stese due dita di fondotinta spesso. Ravvivò gli zigomi di terra e gli occhi di ombretto perlato, stupita come semplici ritocchi addolcissero il tempo. Era ancora giovane, e solo per terrore se n'era dimenticata.

Si scivolò sul corpo l'abito rosso, quello da tango con l'orlo a frange, e nei piedi le scarpe, pure da tango, fatte fare su misura, che quando lui glieli aveva regalati, in Argentina, si era sentita una dea e che tutto il mondo le girasse intorno. Si appuntò la pinza a farfalla sui capelli, spingendo una ciocca sotto la tempia destra un po' più sotto di come avrebbe voluto, perché il bernoccolo degli ultimi colpi non si era ancora assorbito e faceva male solo a sfiorarlo. Sistemò i salatini nel piatto, il Ferrari nel cestello del ghiaccio, la flûte sul vassoio e li mise fuori sul tavolo di ferro bianco. Inserì il CD e si sedette davanti al golfo. Versò le bollicine e le portò alla bocca.

Tutto come previsto. Tutto, tranne le lacrime.

Presero a scendere fuori programma al ritmo della musica di Gardel. Impietose scioglievano il trucco, macchiavano il vestito, condivano di sale il secco dello spumante.

Alimentate dalle parole che traboccavano dolenti, a raccontare la storia di loro due com'era stata, e quella impossibile di come avrebbe potuto essere, se solo fossero stati diversi.

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