Faccia a Faccia con Sabrina Mills

06.12.2022

· Come hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?

Ho iniziato a scrivere una decina di anni fa, probabilmente per lo stesso motivo che spinge tanti a farlo. Avevo necessità di riordinare le idee e, senza nessuna nozione di scrittura, se non la grammatica, ho scritto il mio primo racconto.

· Che tipo di scrittore sei? Organizzi il lavoro prima di metterti a scrivere o segui l'ispirazione? Parlaci di come procedi durante la stesura di un romanzo.

Di solito vado a istinto. Mi basta un'idea da sviluppare e comincio per vedere dove mi porta. I racconti nascono così, quasi senza pensarci. Per i romanzi è più o meno uguale, ma faccio una scaletta molto sintetica sulla quale lavoro, spesso stravolgendola. Ma è capitato anche di arrivare fino alla fine senza nessuna programmazione.

· Cos'hai provato la prima volta che hai tenuto in mano il tuo romanzo? Com'è stato vederlo sugli scaffali delle librerie o scoprire che qualcuno lo stava leggendo?

La prima volta è stata emozionante, ma non come quando scrivo la parola fine in fondo alla pima stesura. È quello il momento in cui mi rendo conto di aver realizzato qualcosa di bello. Vederlo sugli scaffali dà contezza del lavoro fatto, della fiducia che altri hanno riposto in te e sapere che altri ancora lo leggeranno o che lo hanno fatto mi rende felice.

· Hai realizzato i tuoi sogni da bambino? Era già in programma di diventare uno scrittore o non ci avevi mai pensato da piccolo? Riesci a scrivere a tempo pieno o devi dividerti con altre attività remunerate?

Scrivere non è mai stato tra i miei sogni nel cassetto. In realtà non mi è mai piaciuto, odiavo il momento del tema a scuola, il dover sviluppare titoli, articolare pensieri. Alla fine consegnavo testi striminziti dai caratteri larghi per coprire il maggior spazio possibile.

Di scrittura non si campa, non ai miei livelli almeno. E così sono costretta a farlo nei momenti ritagliati al lavoro, alla famiglia e ad altre attività. E mi basta così, mi accontento di chi mi legge per il piacere di farlo e non perché moda del momento.

· Nei tuoi romanzi ci sono messaggi che vuoi trasmettere al lettore? Se sì, quali? Ci sono argomenti che non tratteresti mai nei tuoi romanzi? Quali e perché?

La maggior parte di ciò che scrivo attinge alla vita delle persone, alle loro debolezze. Spesso scrivo di persone fragili, dimenticate e messe ai margini della società, di temi sociali, di diritti. Inevitabilmente ci sono messaggi, ma non mi considero messaggera di nulla. Non credo di avere argomenti che non potrei trattare, ma ci sono alcuni generi come il fantasy, il romance, che non scriverei mai, non mi appartengono come interessi. Alcuni più crudi invece mi attirano e qualche lavoro attende di essere completato.

· Quali sono le fasi e i passaggi che affronti quando finisci di scrivere un romanzo? E come procedi per arrivare alla pubblicazione? Come reagisci o hai reagito a un eventuale rifiuto da parte di una Casa Editrice a cui avevi mandato il tuo manoscritto?

Terminata la prima stesura lo parcheggio per un po' di tempo. Quando lo riprendo in mano faccio una prima revisione che mi porta a cancellare interi pezzi o a inserirne di nuovi; correggo i refusi, qualche tempo verbale errato. Di solito ne faccio tre o quattro fino a che non mi soddisfa e lo invio ai lettori beta che cambiano di libro in libro. Una volta avute le loro impressioni riprendo il manoscritto e vedo dove e come intervenire. Poi è la volta dell'editing. Nel mentre penso alla sinossi da inoltrare alla casa editrice assieme al testo definitivo.

Non ho mai ricevuti rifiuti, almeno ufficialmente. Ma il silenzio di alcune alle quali ho inviato il manoscritto valgono come tali. Certo, un po' di delusione si prova a non avere risposte o al ricevimento di un diniego, ma sono ampiamente compensate da quella che ti risponde sì.

· Tre curiosità su di te come scrittore. Raccontaci.

La scrittura è andata di pari passo con la mia emancipazione. È servita per rapportarmi con un mondo che non conoscevo e nel quale ho conosciuto molte persone, alcune delle quali sono poi diventate amiche. È stata la molla che mi ha permesso di affrontare l'esterno e non dubitare di me.

Continuo a non considerarmi una scrittrice, ma soltanto una persona che butta giù qualche frase: nonostante i tanti pareri positivi e i complimenti ricevuti, continuo a pensare che i miei scritti non siano così belli e interessanti da essere letti.

A differenza di molti autori che conosco, narcisisti e presenzialisti, io odio la ribalta, il dover parlare in pubblico dei miei lavori e di me. 

Le domande dei lettori

1. In quale genere (che non hai già trattato) ti cimenteresti?

Bella domanda! Ho scritto un thriller e uno che non saprei come catalogare, se non come narrativa generale. Sto scrivendo una sorta di noir, uno più introspettivo/formazione, un altro appena cominciato che non ha un genere preciso. So però che non scriverei mainun fantasy o un romance.

2. Come hai realizzato che era il momento giusto per donare i tuoi scritti al mondo? E poi, quali sono i tuoi progetti letterari per il futuro?

È nato tutto dopo il primo libro, un romanzo breve, scritto per fare ordine nella mia testa. Avevo regalato diverse copie della prima versione, poi sono approdata in un gruppo scrittori ed è stato naturale riprenderlo e rivederlo. Poi è arrivato il secondo e ci ho preso gusto .In futuro c'è la seconda avventura di Elena Masala, protagonista di Ancora un'altra. E poi vorrei riprenderne uno fermo da un po', completamente diverso dai precedenti. 

Trama:

La vittima numero otto viene trovata come tutte le precedenti: truccata con cura, vestita a festa e ben composta sul proprio letto. Nessun segno di effrazione alla porta o di violenza. Ancora una volta, si tratta di una donna anziana. Ancora un'altra è un romanzo poliziesco ambientato a Genova e segue in parallelo le indagini dell'ispettrice Elena Masala e le mosse dell'operatrice sociosanitaria Giulia Santelmi, impegnata in una letale e psicotica missione: far smettere di soffrire le sue pazienti, per sempre. Ma nessun delitto è perfetto e, a complicare i piani di Giulia, ci pensano quelli del fratello di lei, malato di gioco e sommerso dai debiti. Con Ancora un'altra Sabrina Mills ci lascia entrare anche nella storia personale dell'ispettrice, una donna transgender innamorata del suo lavoro e del marito, alle prese con l'affidamento di una giovane ragazza vittima di violenza familiare. L'autrice intreccia, con disinvoltura e raffinatezza, i diversi punti di vista e le storie delle personagge, sfumando il personale nel politico e mescolando la suspence a scottanti tematiche sociali. 

ESTRATTO:

Giovanni

Buttò un occhio alla piccola sveglia sul mobiletto del bagno. Bei tempi quando la guardava di sbieco per essere sicuro di non far tardi al lavoro mentre, coperto di fresca schiuma al mentolo, passava il rasoio sulla pelle del viso. Segnava le ventuno e quaranta. L'ora di cena era passata, così come quella del pranzo e quella dei pasti del giorno prima; nell'apatia del suo appartamento, prima lo stomaco e poi la sua mente si erano abituati a non mangiare per cause di forza maggiore: la sua clausura forzata e la mancanza di soldi.«Bella fine che hai fatto, cazzone», parlò allo specchio come fosse la cosa più normale di questo mondo e mancò poco che sputasse sul riflesso del suo stato pietoso. Con sdegno misto a rassegnazione abbassò gli occhi da ciò che gli ricordava il suo ennesimo fallimento, spense la luce e si infilò in camera da letto per buttarsi mollemente sul materasso. L'umore era talmente nero che non pensò nemmeno ad accendere la tv datata, poggiata sul mobiletto di fronte.Chiuse gli occhi e con la stessa facilità avrebbe voluto spegnere la mente. Ma gli ingranaggi dei pensieri macinarono per diverse ore desideri, problemi, possibili soluzioni fino a farlo cadere in un sonno agitato. Si svegliò d'improvviso tirandosi a sedere sul letto. Era madido di sudore, nonostante le basse temperature esterne e la casa non riscaldata. Nella penombra della stanza, illuminata dalla fioca luce dei lampioni stradali che filtrava dall'avvolgibile abbassato a metà, si guardò intorno, quasi volesse sincerarsi di trovarsi in un luogo sicuro. L'inconscio lo aveva trascinato dentro i suoi incubi, popolati da creature informi che straziavano le sue carni per cibarsene e da un'arpia con gli artigli piantati sul suo petto nel tentativo di strapparlo ai suoi carnefici. Stremato, le mani a coprire il volto umidiccio, rifletteva sul viso del rapace mitologico. Una figura familiare, della quale voleva a tutti i costi liberarsi. In un modo o nell'altro.

ESTRATTO:

Giulia

Era arrivata casualmente alla letteratura russa e da quel momento se ne era innamorata. Tutta colpa di una ex insegnante del liceo che assisteva e che, incuriosita dai suoi modi gentili e al tempo stesso riguardosi, le aveva regalato una copia de L'idiota di Dostoevskij. Spaventata da quel tomo dalla copertina rigida rossa, custodito all'interno di un cofanetto di cartone spesso, anch'esso rosso e con titolo in oro, lo rimirava tra le mani con rispetto e timore. Bastarono poche pagine per farsi conquistare dalla bontà di Myškin e dall'amore che lo portava a donare anima e corpo senza riserve. E con lui si innamorò di Mosca, della campagna russa e di tutto ciò che le risultava impronunciabile. Coccolata dalla poltrona situata a metà del vagone di prima classe, non prestò particolare attenzione ai suoi compagni di viaggio, ai quali aveva dato una veloce ma inquisitoria occhiata nel momento in cui, per il cambio previsto a Milano, era salita sul Freccia rossa. Classe e boria. Così valutò le persone sul vagone. Una coppia sessantenne, visibilmente felice, si scambiava parole simili a leggeri sussurri, forse per non disturbare gli altri viaggiatori. O chissà, forse erano in un preliminare amoroso da concludere tra le lenzuola di una suite d'hotel. Una ragazza bionda, poco più che ventenne, ben vestita, con vistosi occhiali scuri che le coprivano quasi per intero il volto e l'immancabile chihuahua all'interno di una borsa griffata: alta, magra e con due tette enormi. Rifatte. Sicuramente una stronza con la puzza sotto al naso, pensò Giulia Santelmi. E magari pure escort, aggiunse al suo elenco delle caratteristiche, dopo aver notato i tre cellulari sui quali la bambola ogni tanto picchiettava le unghie fresche di manicure. Per il resto, uomini d'affari in giacca, cravatta e ventiquattrore. 

ESTRATTO:

Elena

Conscia di non voler far passare troppo tempo ho approfittato di un pomeriggio libero dal lavoro e senza compiti per lei. Clara adora la saga di Twilight e anche se io non ne vado matta, nei giorni scorsi le ho proposto di farci un'abbuffata televisiva in compagnia di vampiri e cioccolata calda, con la scusa di volerne capire qualcosa. Non ho mai amato il genere fantasy, troppo lontano dalla mia realtà fatta di crimini e fatti incresciosi. Ma la sua presenza e la voglia di spiegarmi lo svolgimento hanno saputo trasmettermi un entusiasmo che non pensavo di avere. Quale momento migliore, denso di licantropi e vampiri per introdurre la mia trasformazione? In attesa che Bella si tramutasse in vampiro dopo il diploma, prima che cominciasse il terzo film, le ho detto che avrei voluto farle vedere una cosa. Ho preso un vecchio album di foto con alcune foto di me da ragazzo; avevo diciotto anni, i miei tratti conservavano ancora quel poco di maschile che non è mai stato troppo presente. La terapia ormonale sostituiva era iniziata da pochi mesi, ma ricordo con la stessa emozione di allora un timido accenno di seno, il viso che si affinava. Incuriosita ha iniziato a sfogliarlo, scorrendo gli anni fino a che, nelle foto, quel ragazzo imberbe si è trasformato in una ragazza delicata nei suoi abitini floreali. Ho immaginato la sua mente vorticare mentre riguardava le foto precedenti e le confrontava con le successive, in un continuo rewind and play. «Questa ero io alla tua età. O meglio, il vecchio me. Sono nata maschio anche se non mi sono mai sentita a mio agio con quel nome, con quei vestiti. Dentro quel ragazzo batteva un cuore che vedeva il mondo con gli occhi di una donna. Tutto in me apparteneva al genere femminile, tutto tranne quel corpo. Solo mia mamma se ne era accorta ed è stata la mia migliore alleata nel momento in cui ho preso la decisione più bella che abbia mai preso. Eccetto te, ovviamente, tesoro; e l'aver sposato Stefano. Insomma, è stata la decisione che mi ha permesso di poter essere ora con te, qui». 

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